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martedì 15 agosto 2017

Se volete "marciare divisi per colpire uniti" non vi votiamo




In due recenti articoli sul Corriere della Sera Angelo Panebianco e Stefano Passigli hanno trattato delle conseguenze del ritorno al sistema proporzionale: entrambi sottolineano l’assurdità di affermazioni e credenze  (es: “Il leader del Partito che risulterà più forte alle elezioni sarà il candidato premier” detto da Renzi) che  erano valide con il maggioritario ma non lo sono più col cambiamento di regime elettorale.  Come dice Panebianco, nel maggioritario si vota “contro” cioè per far perdere l’avversario, mentre nel proporzionale si vota “per”, cioè con l’intento di affermare la propria identità, il che porta a un panorama politico molto variegato e a coalizioni instabili e rissose. In queste condizioni è difficile che vi sia consenso per un premier espresso dal partito di maggioranza relativa ed è probabile che “ la Presidenza del Consiglio vada ad un esponente politicamente meno forte, con meno truppe al seguito” Per i partner infatti “un Gentiloni sarebbe sempre più accettabile di un Renzi”
Gli fa eco Passigli che scrive al riguardo “in mancanza di maggioranze certe un reincarico a Gentiloni non sarebbe da escludere, e persino auspicabile”.
Dove i due opinionisti in parte si differenziano è sulle conseguenze. Panebianco  afferma “non siamo in pochi a tremare per gli effetti che può avere il ritorno della proporzionale. Essa ha garantito in Italia la democrazia ( pur al prezzo di una continua instabilità governativa) quando esistevano partiti forti, radicati nel Paese, Ora quei partiti non si sono più (nè mai più ci saranno): ci attende un futuro di instabilità e forse anche di rischi per la democrazia”. Non vede quindi possibili vie d’uscita.
Passigli sostiene invece che non tutto è perduto, pur non nascondosi le difficoltà: “la sola misura che potrebbe dar vita ad una stabile maggioranza di governo sarebbe l’estendere alla coalizione vincente il premio ora previsto per la lista che superi il 40” dei suffragi. Questa semplice soluzione è però rifiutata dai maggiori partiti per l’identico motivo che……non conviene ai rispettivi leader”. Riferendosi ad essi ( Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini) Passigli aggiunge: “ Sta ai nostri quattro “Signori della guerra” firmare una tregua nell’interesse del Paese. E’ auspicabile che sia proprio sulla loro disponibilità a ricercare un accordo sulla legge elettorale che i cittadini li giudichino e se necessario li puniscano”.
Condivido la riflessione  evidenziata anche se, dopo il fallimento dell’accordo sul “modello tedesco”, ci sono forti dubbi sulla volontà di riprovarci.
 In ogni caso ritengo non solo auspicabile ma necessario  ed anche  molto probabile che i cittadini rifiutino la logica cha sta alla base dello slogan citato nel titolo di questo post, slogan che significa: cercare di differenziarsi al massimo in campagna elettorale (anche con plateali ed estreme contrapposizioni, come quelle fra Salvini e Berlusconi) al fine di raccogliere più voti, salvo poi accantonare le apparenti differenze per riprendere insieme “nelle segrete stanze” i giochi di potere della vecchia politica, dopo il risultato elettorale.  Tutto ciò porterebbe a scelte nell’interesse della casta ma non dell’Italia.  
Ciò che i leader politici devono capire è che gli elettori si sono “scafati” e  non vogliono più avere il ruolo degli “utili idioti” ai quali li ha ridotti un sistema politico autoreferenziale. Il “teatrino della politica” che ci viene quotidianamente somministrato attraverso gli organi d’informazione è ormai indigesto ai più ed è quindi assai probabile che gli elettori facciano, alle prossime consultazioni elettorali, uno scherzetto a quelle forze e a quei politici  che più indulgono nella triste commedia della contrapposizione quotidiana e premino quelli che si comportano  più seriamente a fronte dei gravi problemi che tuttora incombono sul Paese. Suggerisco quindi a coloro che si ostinano nella sgradevole rappresentazione,  di attenersi ad alcune semplici regole, se non vogliono prendere una  seria batosta:
-           Abbassare decisamente i toni del confronto politico
-           Smetterla con il quotidiano e controproducente ping-pong di accuse e controaccuse
-          Proporre soluzioni meditate e credibili ai problemi più urgenti del Pese  (in primis il debito pubblico)
-          Agire in modo propositivo per un confronto su programmi realistici, sui quali cercare convergenze vere da proporre agli elettori  prima e non dopo le consultazioni
-          Farsi parte attiva per attribuire il premio di maggioranza alla coalizione vincente
Seguendo tali orientamenti si può dar vita ad un sistema proporzionale realmente rappresentativo delle diverse componenti della società e non vittima designata dell’inconcludenza e della rissosità.
Anche se il panorama politico complessivo è piuttosto desolante, non mancano forze che già si muovono in questa direzione: esse saranno premiate dall’elettorato.


7 commenti:

Manuela ha detto...


Mi è piaciuto il filo del tuo ragionamento, ma dovresti dire anche quali sono le forze politiche che marciano nella giusta direzione. Sarebbe un aiuto per orientarsi.

Grazie. Manuela

roberto ha detto...


Per quanto mi consta ci sono,al momento, quattro forze, in parte nuove e in parte no, che puntano in modo credibile a creare coalizioni con altre forze compatibili:

- a sinistra, il Campo Progressista
- nel centro che guarda a sinistra, Scelta civica
- nel centro che guarda a destra, Energie per l'Italia
- nella destra, Fratelli d'Italia

Altri partiti, come Forza Italia, parlano delle virtù di una coalizione unita, ma non fanno molto per renderla fattibile, non avendo ancora deciso da dhe parte stare.
Nel nuovo assetto proporzionale che si prospetta, oscillare fra destra e sinistra può costare assai caro, come anche Alleanza Popolare spoerimenterà.

Ciao.
Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

il problema principale per l’elettore è di scegliere quello, fra i dei partiti di una coalizione, più vicino alle sue idee, aspirazioni e bisogni. Spesso, o quasi sempre, si trova a dover fare delle scelte basate non tanto sul programma di quel partito quanto sull’analisi dei suoi “amici”: vorrebbe votare Renzi, ma non si fida dei suoi compagni di partito e ancor meno di quelli che lo hanno lasciato, SEL e gli altri ancor più a sinistra; vorrebbe votare Berlusconi, ma la vicinanza del Salvini antieuropeo e violento lo fa rabbrividire; se poi, disperato, dovesse votare per i grillini…peso el tacòn che ’l buso, dicono i veneti.

Un governo di coalizione rischia di partire rissoso e finire per rissa, ma è l’unica scelta possibile, dato che non avremo mai un vero maggioritario in grado di governare. Non resta che sperare in una coalizione efficace e concorde, magari non per convinzione ma per convenienza.

Buon Ferragosto!

Umberto

roberto ha detto...


Caro Umberto,

mi pare tu sostenga che è meglio un patto di coalizione fra opposte parti politiche, come avviene in Germania, che un patto fra forze teoricamente vicine ma di fatto assai poco omogenee, come quelle da te citate. Se ho capito male, ti prego di darmi lumi.

Dato che il msggioritario è ormai accantonato, almeno per un bel pò, si dovrebbe, a mio avviso, cercare di far funzionare il proporzionale superando la vecchia logica di aspettare i risultati elettorali per fare accordi e affermando l'esigenza di patti vincolanti fra le forze che si presentano come coalizione. La proposta di Passigli mi piace perché va in questa direzione.
Gli elettori dovrebbero puntare su chi vuole mettere le cose in chiaro prima del voto anziché su coloro che vogliono tenersi le meni libere per poter fare, dopo il voto, qualunque accordo che li possa portare al potere.

Grazie e buone vacanze anche a te.
Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

Mi chiedi se auspico un governo del tipo tedesco, fra parti politiche “teoricamente vicine ma di fatto assai poco omogenee”, e ti rispondo: no, forse mi sono espresso male.

La mia idea (che credo molti condividano) è quella di parti politiche che si impegnino a governare secondo principi conciliabili se non comuni; dovrebbero quindi trovare un terreno d’intesa smussando i motivi di conflitto per ridurli a temi di discussione. In concreto: un governo guidato da Renzi, o Gentiloni, o Minniti con l’appoggio di Forza Italia andrebbe bene se il PD riuscisse a tenere a freno le sue forze interne centrifughe, SEL e la galassia dei partitini di ultrà di sinistra, mentre Berlusconi dovrebbe liberarsi della sua corte dei miracoli di rissosi e sprezzanti “esperti” del tipo Brunetta, nonché di qualunque legame con la Lega e con la destra anti-europeista, razzista, in forte odore di fascismo.

Ho descritto così un governo di centro con connotazioni di centro-destra e di centro-sinistra: l’antica DC in definitiva, quella che prima di tralignare ha portato l’Italia fuori dal dopoguerra fino alla prosperità. Non mi pare di aver scoperto niente di nuovo: qualche volta i vecchi modelli, adattati da un abile sarto, sono anche migliori dell’originale.

Buona giornata,

Umberto

roberto ha detto...


Caro Umberto,

non avevo capito male: tu auspichi un nuovo "patto del Nazareno" ,fra due partiti - PD e Forza Italia - che teoricamente sono su fronti opposti. E' qualcosa di simile all'accordo fra i due maggiori partiti tedeschi, con la differenza che là essi rappresentano insieme la grande maggioranza degli elettori, mentre da noi la situazione è più articolata.
Io preferisco puntare ad una soluzione che smussi le differenze all'interno di un'area politica più omogenea (centrodestra e centrosinistra), ma perchè ciò sia possibile occorre che vengano superati gli estremismi con i quali i diversi partecipanti cercano di affermare una propria identità. Non è certo una cosa facile, ma la preferisco alla "Grosse Koalition".
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...

Su La Stanpa di ieri Ugo Magri ha scritto nell'articolo "Tra Silvio e Matteo il listone non è più un tabù:" Non è più quel no a brutto muso dei mesi scorsi. Semmai un diniego gentile, ammicante, quasi un ni che, se davvero le circostanze lo richiedessero, potrebbe completare la metamorfosi e diventare un sì alla lista unica del centrodestra". Mutamento favorito dallo studio riservato di Euromedia Research "da cui rsulta il contrario di quanto si era sempre pensato" e cioè che gli elettori di centrodestra fossero "orripilati dalla prospettiva di un listone comune con tutti dentro, da Berlusconi a Salvini, da Gelmini a Meloni".
Come avevo ipotizzato nel post, gli elettori (almeno quelli di centrodestra) sono favorevoli a coalizioi stabilite prima del voto e non faticosammente cercate dopo. Con la formula della lista unica il premio di maggioranza non richiederebbe neppure la modifica della legge elettorale.
Vediamo ora come si muoive il centrosinistra.