Visualizzazioni totali

martedì 1 agosto 2017

Per l'immigrazione ci vuole la dissuasione



Il più grave errore dell’Italia su questo tema è aver sottovalutato la forza di  attrazione esercitata sui migranti da un’accoglienza indiscriminata   ( ma anche sulle organizzazioni che  hanno motivi e interessi, non sempre commendevoli,  per portarli da noi) . Occorre invertire la rotta, come dice chiaramente nella seguente intervista un esperto che sa il fatto suo.
-----------
Intervista di Davide Lerner a Gerald Knaus – La Stampa  22/7/2017

Ad Ankara lo presentano come l’inventore dell’accordo UE-Turchia, il patto con cui Bruxelles delegò la chiusura della rotta balcanica ai turchi in cambio di miliardi di euro da investire sui migranti.
Gerald Knaus, fondatore e anima dell’influente think-tank “European Stability Initiative, vicino a Merkel, sostiene che ora il patto con Erdogan andrebbe replicato per “tamponare” la rotta del Mediterraneo centrale.

Come si fa?
“L’Italia deve presentare un piano che garantisca la riduzione dei flussi oltre che insistere sulla solidarietà se vuole essere ascoltata. Serve creare gli incentivi necessari affinché gli Stati africani, a partire da un giorno prestabilito, si impegnino a garantire i rimpatri immediati di chi non ottiene alcuna forma di protezione in Europa. In maniera analoga a quanto fatto dalla Turchia a partire dal 20 marzo 2016”.

Perché è importante identificare un giorno X per i rimpatri?
“I numeri ci dicono che al momento gli Stati europei non hanno un meccanismo efficiente per i rimpatri. Prendiamo ad esempio proprio l’Italia: malgrado le sei principali nazioni di provenienza dei migranti abbiano tassi di riconoscimento dello status di rifugiato bassissimi (attorno al 3%) quasi nessuno viene rimandato a casa. I Paesi d’origine non hanno interesse a collaborare, sia perché non vogliono rinunciare alle rimesse economiche degli  emigranti sia perché sarebbe una politica impopolare sul piano domestico”.

Come fare quindi per rallentare gli arrivi?
“Serve stabilire una data X a partire dalla quale c’è la certezza del rimpatrio, proprio come fecero gli USA con Cuba nel 1994-1995. I nigeriani, i più numerosi a compiere il viaggio verso l’Italia, non sceglierebbero certo di  attraversare Sahara, Libia e Mediterraneo centrale se sapessero che hanno l’80% di chance di essere rispediti indietro.”.

Crede che basti fissare una scadenza  per scongiurare le partenze dal Sahel?
“No, per convincere i Paesi d’origine a questo tipo di collaborazione servono incentivi: aiuti umanitari, magari qualche concessone sui visti, ma soprattutto quote annuali per l’emigrazione sicura e legale in Europa. Devono avere interesse a collaborare con l’Ue, proprio come ce l’aveva Ankara”.

Ma in questo caso l’accordo non sarebbe analogo a quello con la Turchia, che è un Paese di transito.
“E’ inutile ragionare sui Paesi di transito sulla rotta del Mediterraneo centrale, bisogna smettere di pensare alla Libia come a un partner per un accordo sui migranti. Non è pensabile replicare l’accordo che fece Berlusconi con Gheddafi nel 2009 per il semplice motivo che la Libia, a differenza della Turchia, non è un Paese “sicuro”. Da un punto di vista legale e morale, oltre che da quello pratico visto che in Libia non c’è uno Stato. Non si possono confinare lì i migranti. Bisogna parlare coi Paesi di provenienza  e poi costruire un sistema di valutazione delle richieste d’asilo fulmineo: l’esempio da seguire è quello olandese”.

Come funziona?
“ Decisioni rapide. Redistribuzione interna per chi ha le carte in regola e rimpatrio per chi non ha titoli per restare. Così si aggirerebbe anche l’annosa questione della riforma di Dublino e si potrebbe dare il là alla redistribuzione interna in Europa”.






3 commenti:

Elena Passerini ha detto...

Secondo me effettivamente esistono e sono esistite delle forze, degli “attori” e delle organizzazioni che hanno esercitato nei confronti di “potenziali migranti” una certa attrazione verso l’Italia, basata sulla menzogna e su interessi più o meno criminali.
Ad esempio in molte parti del mondo, Albania inclusa, sono state visibili (anche illegalmente) trasmissioni televisive in italiano che promettevano il paese di Bengodi, dove un imbecille dotato di buona sorte può ricevere immense ricompense se riesce a telefonare in diretta a Raffaella Carrà e a indovinare quanti fagioli ci sono in un bottiglione, tanto per fare un esempio datato. La creazione del “credulone, felice e fidelizzato consumatore” è ed è stata un progetto culturale che ha macinato miliardi per anni. Che poi, arrivando agli occhi di “potenziali migranti”, sia causa di “danni collaterali” è uno dei tanti “costi collaterali” di un sistema economico che non sa fare davvero i conti, che fa i conti dei suoi guadagni scaricando sistematicamente sulla collettività i danni e privatizzando i profitti in poche mani.
Inoltre abbiamo una domanda interna di prostituzione piuttosto elevata alla quale le organizzazioni criminali danno risposta attingendo a “migrazioni” che hanno le caratteristiche della tratta.
Inoltre abbiamo una domanda interna di lavoro nero, ecc ecc.

Quindi, piuttosto che parlare di “dissuadere”, sarebbe utile smettere di suadere, cioè smettere di raccontare balle ai quattro venti.
Qui 12 persone oneste dicono cose vere, che sanno davvero per esperienza. Non vogliono persuadere o dissuadere. Vorrebbero forse essere ascoltati.
http://video.corriere.it/lapa-lapa-dodici-migranti-raccontano-l-inferno-implorano-chi-pensa-lasciare-l-africa-non-partite/37ad88f8-5024-11e7-a437-ba458a65274a

Buona giornata
Elena

roberto ha detto...

Condivido le tue osservazioni sulle improprie forze di attrazione che si sono sviluppate in passato e in parte tuttora permangono, che hanno distorto la percezione della realtà del nostro Paese.
Ma esiste una forza più recente e, al momento attuale, assai più potente: la convinzione diffusissima in tutto il mondo che basti mettersi in viaggio su un gommone o altra imbarcazione nel mediterraneo centrale per avere la certezza che fatte poche poche miglia ( e magari con una chiamata via satellite alla nostra Guardia Costiera) si verrà raccolti, portati in Italia e accolti senza alcuna condizione. Questa situazione non corrisponde affatto alla "situazione di pericolo" prevista dai Codici della navigazione, che impone il soccorso di naviganti in difficoltà, ma è una forma di arrendevolezza tutta italiana che lascia sbigottiti i nostri partner europei nessuno dei quali (del nord, dell'est, dell'ovest e del sud) giustamente intende seguirci su questa strada che produce danni certi al nostro Paese ,agli stessi migranti e potenzialmente a tutta l'Europa
E' questo inconcepibile lassismo che non è più possibile accettare anche perchè ci fa fare, a livello internazionale, la figura degli sprovveduti.
Ciao.
Roberto

roberto ha detto...

Riporto quanto scrive La Stampa a proposito del sequestro di una nave della ONG tedesca, che comprova quanto da me scritto nel commento precedente:
"Per il resto il quadro è davvero desolante. Con il team della Juventa che interviene praticamente a ridosso delle coste libche, arrivando persino ad una distanza minima di 1,3 miglia per caricare i migranti trasportati dai trafficanti.
....L'intesa fra l'equipaggio della Juventa e i trafficanti è stata certificata da intecettazioni, fotografie...e testimonianze..... i migranti spesso non vengono salvati, ma consegnati dagli scafisti agli attivisti della Juventa".

Questa indagine èil primo concreto tentativo di porre fine all'irresponsabile lassismo che ha imperato fino ad ora e che, lo ripeto, non è più accettabile ed accettato.