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martedì 9 gennaio 2018

Una rivoluzione silenziosa ?


Quando gli storici della politica guarderanno fra vari anni alla legislatura che si è appena conclusa, potrebbero  anche definirla rivoluzionaria  perché in essa si sono venuti coagulando alcuni cambiamenti  critici che potrebbero portare all’affermarsi di un nuovo paradigma o, detto in altri termini, ad una nuova “forma “ della politica.
Nella Prima Repubblica, che va dal 1946 al 1989 (caduta del muro di Berlino) la forma che guidava gli avvenimenti politici era la  contrapposizione fra partiti di massa a forte impronta ideologica e riconducibili rispettivamente all’alleanza atlantica e all’Unione Sovietica. In tale contesto vigeva il sistema proporzionale che produceva difficili e mutevoli alleanze  di cui era perno la DC.
Nella Seconda Repubblica, che va dal 1989 ai giorni nostri , la forma è stata l’ alternanza, fra due coalizioni, di centrodestra e di centrosinistra, resa possibile da un sistema maggioritario  basato su “partiti personali” . Tale forma è stato però condizionata dallo spirito della precedente e non ha mai portato ad una piena legittimazione dell’avversario politico.
Nell’ultima legislatura  il sistema politico è passato da bipolare a tripolare  e ci sono stati tre fenomeni riconducibili alla forma della fluidità, che saranno accentuati da un  sistema misto  con prevalenza della componente proporzionale:
-          Vari partiti hanno abbandonato definitivamente la connotazione ideologica, che si era già ridimensionata in precedenza, ed hanno fatto e disfatto alleanze a piacimento. Ad esempio, una recente forza politica, il  Nuovo Centro Destra,  ha , come primo atto,  stretto un patto di gverno  con il centrosinistra. Il Partito democratico ha fatto un’alleanza con l’avversario storico, Forza Italia ,ma dopo poco l’ha disdetta. Il gruppo di Denis Verdini, già pilastro del centrodestra ha poi sostenuto la maggioranza del centrosinistra.

-          A questa mossa dei partiti hanno risposto gli elettori adottando anch’essi una logica di totale mobilità, che consente ormai alla maggioranza di loro di votare centrodestra, centrosinistra o 5 Stelle a seconda delle opportunità. Questa mobilità ha portato l’elettorato a premiare Renzi con il 41% dei consensi in occasione delle ultime elezioni europee, come viatico per il cambiamento da lui promesso,  e a bocciarlo due anni dopo al referendum quando ha capito dove andava a parare la riforma costituzionale abbinata  alla legge elettorale: : un sistema caratterizzato da un eccessivo peso del potere esecutivo, senza adeguati contrappesi.
-          Nel frattempo stavano agendo sottotraccia anche i  parlamentari che hanno dato luogo ad un fenomeno mai visto in precedenza nelle attuali dimensioni, cioè il “cambio di casacca” che ha riguardato nella passata legislatura, oltre un terzo dei membri di Camera e Senato. Questo fenomeno, che qualcuno ha negativamente etichettato come “transumanza” ed è largamente  bollato come un tradimento dei partiti di appartenenza e/o degli elettori., è invece il fenomeno più rilevante e interessante di quelli descritti in quanto, se ben gestito, potrebbe consentire il superamento dell’attuale inadeguato sistema partitico, in cui le Segreterie pretendono di avere potere assoluto nei confronti degli eletti, soprattutto con la minaccia di non ricandidarli se non ossequienti ai loro voleri. Tale pretesa raggiunge il parossismo nel caso dei 5 Stelle che vorrebbero modificare la Costituzione per introdurre il “vincolo di mandato” espressamente vietato dalla nostra suprema legge e, nel frattempo, vorrebbero imporre una multa di 100.000 euro a chi abbandonasse il Movimento. Questo ulteriore tentativo di esercitare dall’alto un ferreo controllo dei parlamentari è indicativo del timore che serpeggia nelle alte sfere delle forze politiche vecchie e nuove.

Il giudizio largamente negativo dato dai più sulla “transumanza” è frutto di un’illusione ottica dovuta al fatto di giudicare gli eventi dell’attualità solo per il loro apparente contenuto (il “tradimento”). Se ci si sposta al livello più alto delle “forme”,  dove non vige il “presente”  ma la “durata”, la  prospettiva  può cambiare  completamente. Si scopre allora che la forma che guida il cambio di casacca è l’indipendenza , cioè la ribellione alla dittatura dei partiti. Che uso vogliano fare i parlamentari di tale libertà è tutto da vedere. Potrebbe essere la forza che porta alla reale attuazione del principio costituzionale per cui i parlamentari rappresentano la Nazione e perciò operano “senza vincolo di mandato” oppure decadere in mero opportunismo basato sul desiderio di proteggere  o acquisire incarichi e benefici : un ex senatore del PD ha parlato di un prezziario da 350.000 a 500.000 euro per comprare il sostegno di un parlamentare ad una maggioranza traballante e, nel Palazzo, si parla di un “partito fantasma” pronto a garantire comunque una maggioranza anche solo per non perdere i lauti benefici derivanti dal ruolo di parlamentare.
I rischi le incertezze sono dunque rilevanti ma non si può escludere che il convergere dei cambiamenti descritti porti ad una svolta assai  significativa: il passaggio dalla “repubblica dei partiti” alla “repubblica delle istituzioni ” che favorirebbe la necessaria separazione fra il ruolo dei primi (selezionare, formare e proporre le candidature ai ruoli istituzionali) e quello delle seconde  ( affrontare i temi politici con indipendenza di giudizio, a favore del bene comune e non solo degli interessi di una parte politica temporaneamente al potere).
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6 commenti:

Marco Preioni ha detto...


Grazie, Roberto, per l' interessantissima ed efficace esposizione della linea guida per la lettura della recente storia nazionale. Concordo con quanto dici.
Apprezzo molto la lucidità e l' acume della "rivalutazione" della "transumanza parlamentare" che effettivamente non è più descrivibile coi termini e le prevenzioni della prima repubblica, ma assume dignità di intelligenza della funzione legislativa e governativa nazionali.
E' un buon punto di partenza per una lettura non "malpancistica" della politica e per ulteriori ragionamenti non banali e non conformistici; ma, anzi, utili per migliorare il rapporto tra politica e cittadini.
Marco Preioni

roberto ha detto...


Grazie a te Marco per il positivo commento, che è particolarmente apprezzato perché proviene da chi conosce dall'interno il sistema politico nazionale.
Credo ci sia bisogno di adottare punti di vista non scontati e non basati su una visione pregiudizialmente negativa di tale realtà.
Conoscendo la tua libertà di pensiero ritengo che potrai dare interessanti contributi in questa direzione.

Roberto

Unknown ha detto...

Caro Roberto, sembra molto giusto anche a me riflettere sul fenomeno della transumanza, generato magari da calcoli di opportunitá personale ma anche, lo abbiamo visto, da valutazioni politiche.
Vorrei proporre peró anche un'altra visione del fenomeno. Come la societá civile, cosí anche la politica dei politici è diventata liquida: abbandonato il contatto con i noiosi fatti e gli ancor piú noiosi progetti per il futuro, il politico liquido sostiene ora un'idea ora un'altra solo per il suo contenuto emozionale e la sua corrispondenza all'ipotizzato sentire emozionale degli elettori - che tristezza se fosse davvero cosí!

Tornando a considerazioni propositive, io stesso, immaginando una forma per dar più forza agli eletti rispetto ai partiti, vagheggerei di liste elettorali aperte e uniche!

Trovo, come dici, essenziale il compito dei partiti di selezionare, formare e proporre le candidature ai ruoli istituzionali. Tanto che io vorrei vedere per ogni prossimo candidato i titoli formativi conseguiti, i successi ottenuti sul campo e la propria visione organica di sviluppo per il Paese - come fanno le aziende quando selezionano i manager. Chissá, magari si sceglierá a ragion veduta!

roberto ha detto...



Caro Giorgio,
sono d'accordo con la tua valutazione: una delle controindicazioni della società, civile o politica, liquida ( o fluida che dir si voglia) è data da una certa superficialità e dalla volatilità delle opinioni, di cui abbiamo numerosi esempi dalla campagna elettorale in corso. Condivido anche le considerazioni sulla pubblicità che si dovrebbe dare al curriculum e ai risultati dei candidati alle elezioni.
Circa le "liste elettorali "aperte ed uniche", l'idea è stimolante ma non mi è chiaro chi, secondo te, potrebbe attivarle e con quali criteri formarle: ti prego, se vuoi, di dirmi qualcosa di più al riguardo.
In un prossimo post parlerò di un'ipotesi teorica di una nuova forza politica che non ha le caratteristiche di un partito: magari abbiamo idee analoghe
Ciao.

Roberto


Unknown ha detto...

Liste uniche, spiego meglio la mia idea utopica: in un collegio non vi sono piú liste presentate da partiti ma semplicemente l'elenco di chi in quel collegio ha deciso di candidarsi. Cosí si votano le persone e non le appartenenze.

roberto ha detto...


Resta il problema di chi le complila e di chi seleziona i candidati Una libertà assoluta di autocandidatura potrebbe creare una situazione ingestibile.
Un'ipotesi che mi viene in mente è che il soggetto attivatore e selezionatore sia la stessa istituzione alla quale si aspira di appartenere. Comunque il discorso andrebbe approfondito.
Ciao.
Roberto