I venti di tempesta che stanno soffiando impetuosamente in Europa e che investono fortemente il nostro Paese, titolare del terzo debito pubblico più alto al mondo, dicono con estrema chiarezza che è arrivato il momento del "redde rationem": la fragile costruzione europea, basata sull'unione monetaria ma non accompagnata dall'integrazione politica, rischia di essere abbattuta dai mercati nel giro di poche settimane o mesi.
E' ormai evidente che il nocciolo del problema è la disparità esistente, in Europa, fra i Paesi virtuosi, che hanno saputo tenere sostanzialmente in ordine i loro conti e fare riforme di struttura per mantenere la loro competitività internazionale e i Paesi "cicala", che hanno vissuto per decenni al di sopra dei propri mezzi, creando forti sbilanci nei conti dello Stato e accumulando ingenti debiti pubblici e/o privati. Diversi di questi ultimi paesi (Irlanda, Portogfallo, Spagna) hanno dovuto ricorrere agli aiuti europei, che pesano in misura assolutamente prevalente sulla Germania, il cui Governo ha già stanziato e, in larga parte, pagato ben 420 miliardi di euro per il salvataggio delle economie in difficoltà.
A fronte di questa oggettiva situazione, da varie parti la Germania viene accusata di miopia, perchè non vedrebbe altro che l'esigenza di austerità senza preoccuparsi della crescita, e di egoismo perchè la sua economia avrebbe tratto beneficio più di altre ,soprattutto in termini di esportazioni, dall'esistenza dell'area Euro. Queste critiche non tengono conto del fatto che, senza l'austerità. la crescita verrebbe fatta alimentando il deficit statale e ciò produrrebbe certamente il definitivo tracollo dell'intero sistema ecnomico internazionale e che la competitività della Germania è stata mantenuta, malgrado il costo del lavoro fra i più alti del mondo, con coraggiose e condivise riforme della struttura produttiva e del mercato del lavoro, cosa che i Paesi cosiddetti "PIIGS" (Portogallo, Irlanda. Italia. Grecia. Spagna) non sono stati capaci di fare quando sarebbe stato possibile e necessario.
Come stanno le cose lo ha chiarito, in un notevole editoriale sul Corriere della Sera del 5 giugno, Antonio Polito , del quale cito alcuni passaggi illuminanti, :
"Lo schema di gioco è sempre lo stesso: tutti vogliono che si tamponi la falla con i soldi tedeschi, tranne i tedeschi.............. i termini del problema sono ormai chiari. I Paesi che hanno goduto per dieci anni di crediti con bassi tassi d'interesse come se fossero la Germania, e che li hanno sperperati al contrario della Germania, non reggono più. A questo punto o saltano, e con essi salta l'euro; oppure la Germania, per salvare l'euro e se stessa, salva loro.....................Però questa strada, oggi preclusa, è percorribile solo se si comprende che nemmeno alla Germania si può impore una deroga al principio cardine della democrazia: no taxation without representation......è impossibile chiedere ai contribuenti tedeschi di essere pronti a rimborsare gli eurobond senza che essi abbiano la possibilità di scegliere chi spende quei soldi........tutti coloro che accusano la Germania di egoismo e di miopia, compresa la nostra spendacciona classe politica, hanno ben chiaro che significa fare questo passo? Sono pronti a cedere cruciali poteri sovrani sul bilancio, sul welfare, sulle tasse?. Prima o poi a questa domanda bisognerà dare risposta. E in quel momento scopriremo che non è affatto scontata, soprattutto in Francia, vero cronografo e limite del processo d'integrazione........Un tempo si diceva che l'Europa è nata per nascondere la potenza tedesca e la debolezza francese. Per continuare a vivere, deve oggi riconoscerle entrambe".
Questa chiarissima analisi ci dice anche implicitamente che, se l'Italia vuole giocare un ruolo effettivo nella soluzione della crisi europea, non può limitarsi a sponsorizzare, con l'aiuto della Francia e della Spagna, l'emissione di eurobond, che graverebbero in massima parte sulla Germania, ma favorire un processo di cessione di sovranità da parte degli Stati nazionali alle Istituzioni europee, con un ruolo di leadership attribuito alla Germania.
E' una soluzione che può non piacere ma è un "test di realtà" che non può essere eluso, pena - appunto - il crack dell'euro.
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venerdì 15 giugno 2012
lunedì 28 maggio 2012
35 X 2 = Largo ai giovani
Desidero riprendere ed approfondire la proposta nata dal dibattito e già esposta alla fine del post precedente, che potrebbe dare uno scrollone alla sclerotica situazione dei partiti e costringerli a fare un'autentica "rivoluzione generazionale".
La formula indicata nel titolo sintetizza il senso della proposta che consiste nell' invitare tutti i cittadini a votare, alle elezioni politiche del 2013, solo per partiti che:
- presentino liste con un'età media dei candidati alla Camera non superiore a 35 anni (45 per il Senato)
- si impegnino ad approvare, come primo atto del nuovo Parlamento, una legge che fissi un numero massimo di 2 mandati in qualsiasi carica elettiva
Il primo requisito avrebbe diversi vantaggi:
* immettere "sangue nuovo" nelle stanze del potere, dotato di energie fresche e di una visione della politica non condizionata dalle logiche di apparato che caratterizza l'attuale dirigenza dei partiti tradizionali
* garantire una visione più attenta alle esigenze delle nuove generazioni da cui dipende il futuro del Paese; ciò consentirebbe anche di riequilibrare l'influenza delle diverse classi di età, oggi troppo sbilanciata a favore di quelle più anziane ( si veda il precariato in cui sono stati ghettizzati i giovani a fronte delle tutele che hanno le persone di età avanzata)
* allontanare dalle leve di comando i "soliti noti" che imperversano sulla scena politica spesso da decenni e che considerano la politica una "professione a vita" e la fonte di innumerevoli privilegi, cui non sanno e non vogliono rinunciare
Il secondo requisito avrebbe la funzione fondamentale di evitare che anche i giovani, una volta arrivati al potere, si propongano di perpetuare la loro presenza sulla scena politica fino alla vecchiaia.
Il combinato disposto del 35 x 2 avrebbe quindi l'effetto di liberare il Paese dal dominio di una classe politica autoreferenziale e largamente obsoleta che non è più neppure in grado di capire che, riproponendo le classiche "manfrine", si sta scavando la fossa da sola. Avrebbe anche il pregio di aprire la strada ad una politica come servizio al Paese, che si fa per un certo tempo e che poi si deve lasciare per fare un altro mestiere.
Come esempio recente di manfrina cito l'incredibile proposta fatta dal PDL di riformare la costituzione in senso presidenzialista, con elezione diretta del Capo dello Stato da parte dei cittadini. Dato che una revisione costituzionale richiede tempi molto lunghi e maggioranze assai rilevanti, si tratta evidentemente di una mossa tattica volta a ritardare la rforma del sistema elettorale per andare alle urne con l'attuale "porcellum" , inviso agli elettori. Comunque il fatto stesso che Alfano, con un tipico lapsus freudiano, nella conferenza stampa di presentazione della proposta si sia rivolto al suo capo chiamandolo "Presidente della Repubblica", implica la convinzione che i cittadini siano disposti a portare Berlusconi al Quirinale, il che è totalmente fuori dalla realtà. Il sonoro schiaffo che gli elettori hanno dato a PDL e Lega in occasione delle elezioni amministrative ha detto chiaramente che il tempo di Berlusconi e di Bossi è finito.
Si può ovviamente obiettare che la proposta di un drastico ringiovanimento del prossimo Parlamento si scontra con gli interessi costituiti dei vecchi politici che non hanno alcuna intenzione di "mollare l'osso". Il punto è , però, che sui partiti incombe la minaccia del Movimento 5 Stelle, che è l'unica forza attualmente in grado di rispondere con facilità ai due requisiti proposti.
Se le forze politiche consolidate non intraprendono un rinnovamento generazionale saranno travolte dal "ciclone Grillo".
E' quindi, a mio avviso, importante che l'idea del 35 x 2 cominci a girare in rete affinchè dalla stessa possa venire un forte stimolo al cambiamento nei confronti delle forze politiche.
A questo fine mi propongo di inserire il contenuto di questo post, con lievi modifiche, in un messaggio da inviare via posta elettronica a tutta la mia mailing list, con l'invito a farlo circolare fra i propri amici e conoscenti.
Se questo invito venisse accolto comincerebbe ad avviarsi il meccanismo che può trasformare una semplice palla di neve in una valanga.
Mi piacerebbe sapere dai miei lettori:
- cosa pensano del 35 x 2
- se ne pensano bene, quali azioni ritengono più opportune per diffonderlo
- se sono personalmente disponibili a far circolare in rete il messaggio predetto.
Se il progetto di ringiovanimento della classe politica si affermasse non verrebbe cetrto meno l'esigenza di attivare una pervasiva azione di controllo da parte dei cittadini di cui ho parlato in post precedenti: sarebbe comunque necessario dar vita a " gruppi di pressione" capaci di verificare se quanto viene legiferato è veramente nell'interesse del Paese o non piuttosto di pochi privilegiati e se la macchina dello Stato è in grado di operare con efficienza ed efficacia.
La partecipazione dei cittadini alla vita politica non può più esaurirsi nell'esercizio del voto.
La formula indicata nel titolo sintetizza il senso della proposta che consiste nell' invitare tutti i cittadini a votare, alle elezioni politiche del 2013, solo per partiti che:
- presentino liste con un'età media dei candidati alla Camera non superiore a 35 anni (45 per il Senato)
- si impegnino ad approvare, come primo atto del nuovo Parlamento, una legge che fissi un numero massimo di 2 mandati in qualsiasi carica elettiva
Il primo requisito avrebbe diversi vantaggi:
* immettere "sangue nuovo" nelle stanze del potere, dotato di energie fresche e di una visione della politica non condizionata dalle logiche di apparato che caratterizza l'attuale dirigenza dei partiti tradizionali
* garantire una visione più attenta alle esigenze delle nuove generazioni da cui dipende il futuro del Paese; ciò consentirebbe anche di riequilibrare l'influenza delle diverse classi di età, oggi troppo sbilanciata a favore di quelle più anziane ( si veda il precariato in cui sono stati ghettizzati i giovani a fronte delle tutele che hanno le persone di età avanzata)
* allontanare dalle leve di comando i "soliti noti" che imperversano sulla scena politica spesso da decenni e che considerano la politica una "professione a vita" e la fonte di innumerevoli privilegi, cui non sanno e non vogliono rinunciare
Il secondo requisito avrebbe la funzione fondamentale di evitare che anche i giovani, una volta arrivati al potere, si propongano di perpetuare la loro presenza sulla scena politica fino alla vecchiaia.
Il combinato disposto del 35 x 2 avrebbe quindi l'effetto di liberare il Paese dal dominio di una classe politica autoreferenziale e largamente obsoleta che non è più neppure in grado di capire che, riproponendo le classiche "manfrine", si sta scavando la fossa da sola. Avrebbe anche il pregio di aprire la strada ad una politica come servizio al Paese, che si fa per un certo tempo e che poi si deve lasciare per fare un altro mestiere.
Come esempio recente di manfrina cito l'incredibile proposta fatta dal PDL di riformare la costituzione in senso presidenzialista, con elezione diretta del Capo dello Stato da parte dei cittadini. Dato che una revisione costituzionale richiede tempi molto lunghi e maggioranze assai rilevanti, si tratta evidentemente di una mossa tattica volta a ritardare la rforma del sistema elettorale per andare alle urne con l'attuale "porcellum" , inviso agli elettori. Comunque il fatto stesso che Alfano, con un tipico lapsus freudiano, nella conferenza stampa di presentazione della proposta si sia rivolto al suo capo chiamandolo "Presidente della Repubblica", implica la convinzione che i cittadini siano disposti a portare Berlusconi al Quirinale, il che è totalmente fuori dalla realtà. Il sonoro schiaffo che gli elettori hanno dato a PDL e Lega in occasione delle elezioni amministrative ha detto chiaramente che il tempo di Berlusconi e di Bossi è finito.
Si può ovviamente obiettare che la proposta di un drastico ringiovanimento del prossimo Parlamento si scontra con gli interessi costituiti dei vecchi politici che non hanno alcuna intenzione di "mollare l'osso". Il punto è , però, che sui partiti incombe la minaccia del Movimento 5 Stelle, che è l'unica forza attualmente in grado di rispondere con facilità ai due requisiti proposti.
Se le forze politiche consolidate non intraprendono un rinnovamento generazionale saranno travolte dal "ciclone Grillo".
E' quindi, a mio avviso, importante che l'idea del 35 x 2 cominci a girare in rete affinchè dalla stessa possa venire un forte stimolo al cambiamento nei confronti delle forze politiche.
A questo fine mi propongo di inserire il contenuto di questo post, con lievi modifiche, in un messaggio da inviare via posta elettronica a tutta la mia mailing list, con l'invito a farlo circolare fra i propri amici e conoscenti.
Se questo invito venisse accolto comincerebbe ad avviarsi il meccanismo che può trasformare una semplice palla di neve in una valanga.
Mi piacerebbe sapere dai miei lettori:
- cosa pensano del 35 x 2
- se ne pensano bene, quali azioni ritengono più opportune per diffonderlo
- se sono personalmente disponibili a far circolare in rete il messaggio predetto.
Se il progetto di ringiovanimento della classe politica si affermasse non verrebbe cetrto meno l'esigenza di attivare una pervasiva azione di controllo da parte dei cittadini di cui ho parlato in post precedenti: sarebbe comunque necessario dar vita a " gruppi di pressione" capaci di verificare se quanto viene legiferato è veramente nell'interesse del Paese o non piuttosto di pochi privilegiati e se la macchina dello Stato è in grado di operare con efficienza ed efficacia.
La partecipazione dei cittadini alla vita politica non può più esaurirsi nell'esercizio del voto.
domenica 13 maggio 2012
Il salto del Grillo
Malgrado il Presidente Napolitano abbia affermato di non vedere alcun boom per il movimento di Grillo, il boom c'è stato, eccome. Un vero salto di qualità: il salto del Grillo da una posizione marginale ad una centrale nella politica italiana.
La reazione non proprio azzeccata del Presidente, persona normalmente assai accorta ed equilibrata, è emblematicamente l'espressione della sorpresa con cui il mondo politico e istituzionale ha accolto il successo del Movimento 5 Stelle che è ormai una delle prime forze politiche del Paese e che si appresta, nelle prossime politiche, a "fare il pieno" di voti. La ragione di questa previsione è semplice: il livello di scontento nei confronti dei partiti tradizionali è a livelli inauditi e, fino ad ora, si era espresso attraverso la rabbia di cui grondano molte lettere ai quotidiani e molti interventi nei siti online.
Sul piano elettorale, non vedendosi un'alternativa credibile alle forze tradizionali, si è espressa soprattutto con l'aumento dell'area del non voto o di chi vota scheda bianca o nulla.
Ora, però, avendo preso consistenza il predetto movimento, che sembrava destinato a rimanere un fenomeno di nicchia, è ovvio che molti scontenti lo voteranno per esprimere in modo più visibile la loro contestazione al sistema di potere esistente.
Chi segue da tempo il mio blog sa che sono molto critico nei confronti del mio concittadino Grillo per vari motivi: la sua volgarità, che ha contribuito non poco alla degenerazione del dibattito politico verso l'insulto sistematico, la sua pretesa di essere il "portatore della verità", alcune sue posizioni politiche (l'orientamento No Tav, l'uscita dall'euro,ecc.). Tuttavia non posso non riconoscere che è di gran lunga il migliore in Italia nell'utilizzo della rete come strumento di comunicazione dialogica, di costruzione del consenso e di mobilitazione e che è molto furbo nell'evitare il triste rito delle comparsate televisive che ha rovinato l'immagine di quasi tutti i politici tradizionali.
Inoltre è certamente il primo a dare realmente spazio ai giovani e a non imporre dall'alto una linea di partito; ha anche fatto proposte di riforma sensate come una legge d'iniziativa popolare per la riduzione a due dei mandati elettivi, che è stata totalmente ignorata dal Parlamento.
Nelle elezioni amministrative, poi, ha saputo scegliere persone non solo giovani ma preparate ed ha dimostrato che si possono vincere difficili sfide elettorali spendendo pochi euro ma molta passione.
Tutto ciò è un enorme schiaffo alla politica tradizionale che vuole centinaia di milioni di euro all'anno di finti rimborsi elettorali, per foraggiare una classe di notabili ormai esausta e fatta sempre dai "soliti noti".
Il Movimento 5 Stelle è quindi una cosa da prendere molto sul serio, anzitutto perchè indica che si può fare politica in modo diverso, che è possibile misurarsi in quest'arena senza dover "fare la fila" e senza avere "padrini" alle spalle e poi perchè apre la strada a nuove iniziative politiche che probabuilmente nasceranno dal basso prima delle prossime elezioni politiche e che non avranno nulla a che fare con i cambiamenti di sola facciata che alcuni partiti attuali si apprestano a fare.
Ho avuto modo di discutere con alcuni lettori, nei commenti al post precedente, la sfida per i partiti tradizionali, che è quella di fare un vero ricambio generazionale: ho proposto di votare alle prossime politiche solo partiti i cui candidati abbiano un'età media inferiore ai 35 anni (alla Camera; per il Senato propongo 45) e che s'impegnino a votare, come prima legge del nuovo Parlamento la proposta fatta da Grillo e da loro ignorata: limitare a due il numero massimo di mandati parlamentari e in altre assemblee elettive.
sabato 5 maggio 2012
Esprimiamo in modo nuovo la sovranità popolare
Nel post precedente ( "Bossi dixit" ) ho fatto alcune riflessioni su come i cittadini possano contribuire al superamento della crisi della politica. In questo scritto intendo sviluppare alcuni degli spunti esaminati per attivare un ulteriore dibattito. Propongo, inoltre, ai miei lettori interessati al tema, di diffondere la conoscenza del blog (http://www.civicum.blogspo.com/) per alimentare la discussione.
Nei sistemi democratici maturi la sovranità popolare si esercita in due modi: in modo diretto tramite i referendum ( di cui sono maestri gli svizzeri) e in modo indiretto con l'elezione di rappresentanti del popolo nelle diverse assemblee legislative ( di cui sono maestri gli inglesi).
In Italia, che non è ancora una democrazia matura, entrambi i sistemi si sono dimostrati inefficienti: L'istituto del referendum, che pure ha visto, su certi temi, una forte partecipazione, è stato svilito da due punti di vista: l'inflazione delle consultazioni referendarie, che ha portato ad una disaffezione verso questo strumento, e il mancato rispetto dell'esito dei referendum da parte dei partiti politici: basta pensare che fine ha fatto il referendum che ha bocciato venti anni fa il finanziamento pubblico dei partiti, oppure quello che ha cancellato il Ministero dell'Agricoltura, ente risorto dalle ceneri del referendum con il solo cambiamento del nome ( è diventato il Ministero delle politiche agricole). Si tratta di autentiche "prese per i fondelli" ordite dai politici contro il volere dei cittadini.
L'istituto parlamentare è stato screditato dall'enorme massa di privilegi di cui i politici si sono dotati e dallo spreco sistematico del denaro pubblico sia per i c.d. "rimborsi elettorali", sia per la cattiva gestione dei fondi di bilancio ( dai grandi capitoli di spesa della sanità e degli appalti fino alle auto blu, che sono contemporaneamente cattiva spesa pubblica ed espressione dei privilegi della casta). Non ultima fra le ragioni di perdita di credibuilità della politica vi è l'incapacità di riformarsi.
A fronte di tutto ciò è necessario riattivare il ruolo delle "avanguardie": questo termine è stato usato in passato soprattutto nella locuzione "avanguardie rivoluzionarie", sia in ambito politico che artistico, ma a me preme evidenziare subito che non di questo si tratta, bensì di quelle che potremmo chiamare, per analogia, "avanguardie evoluzioniste", cioè "gruppi di pressione" (come le ho definite nel precedente post) capaci non di sostituirsi alla politica dei partiti, ma di condizionarne dall'esterno il funzionamento e gli orientamenti attraverso una documentata, rigorosa e implacabile azione di controllo, contestazione e proposta. Si tratta di qualcosa antitetico rispetto al "vento dell'antipolitica" che sta soffiando furioso sul nostro Paese, perchè non si esprime attraverso anatemi ma mediante concrete iniziative.
A mio avviso i temi di cui dovrebbero occuparsi le avanguardie evoluzioniste sono sostanzialmente tre: il sistema legislativo, per cogliere, nel grande corpus delle norme, ciò che è favorevole e ciò che è contrario al bene comune; il sistema gestionale, cioè come vengono spese le risorse pubbliche deliberate dal potere legislativo; il sistema operativo, cioè come funziona la macchina dello stato in termini di efficienza (buon uso delle risorse) e di efficacia ( raggiungimento degli obiettivi).
Per realizzare questa incisiva azione di controllo e proposta non è sufficiente il contributo dei " comuni cittadini" nè quello delle "persone istituzionali", ma occorre un concorso di entrambi.
I primi possono dare supporto a chi, all'interno del sistema politico-istituzionale, sta cercando di fare il bene comune e le seconde possono offrire la loro competenza e la conoscanza della "macchina burocratica". La costruzione di questa alleanza fra la parte sana del sistema politico-istituzionale e la parte attiva della popolazione è la sfida dei prossimi anni.
La recente iniziativa del Governo di chiedere agli italiani il loro parere sul funzionamento del sistema pubblico e la forte risposta di questi ultimi sono chiari indicatori del fatto che un ruolo più attivo dei cittadini è possibile e che i tempi per avviarlo sono maturi.
Le mie riflessioni proseguiranno nel prossimo post. Chiedo ai lettori di intervenire con commenti che possono essere fatti o accedendo alla sezione "commenti" in fondo al testo opure inviandomi una mail che poi io pubblicherò indicando come identità dell'autore quella da lui usata nel firmare il messaggio.
venerdì 20 aprile 2012
Bossi dixit
La stampa riporta oggi la seguente dichiarazione di Bossi a proposito dell'affitto della casa pagato dalla Lega a Calderoli: "Non c'è reato, i soldi erano della Lega, potevamo anche buttarli dalla finestra".
Forse è proprio la scarsa lucidità che caratterizza il "senatur" dall'epoca dell'ictus, che gli ha permesso di dire così esplicitamente una cosa che, in passato, si sarebbe ben guardato dall'affermare, malgrado il suo temperamento guascone. Ed è indicativo di una concezione "proprietaria" del partito e dell'uso spregiudicato dei finanziamenti ricevuti dallo Stato che lascia sbigottito anche chi credeva di aver visto tutti sugli eccessi della politica.
Crediamo che il caso della Lega, passata dal ruolo di censore delle malefatte di "Roma ladrona" a quello di epicentro del sisma che sta scuotendo la politica ,sia la manifestazione più estrema ed emblematica del un punto di non ritormo al quale è arrivato un sistema politico capace di ingurgitare 2,3 miliardi di euro di cosiddetti "rimborsi elettorali" a fronte di spese per 600 milioni e di un referendum che venti anni fa aveva cancellato in modo plebiscitario il finanziamento pubblico ai partiti.
Le proposte fatte dalle forze di maggioranza di aumentare la trasparenza dei bilanci senza intaccare sostanzialmente un volume di finanziamenti definito da Vendola "faraonico", totalmente ingiustificabile sia in paragone a quanto ricevono le forze politiche in altre democrazie, sia in rapporto allo stato di crisi in cui versa il nostro Paese, indica che la perdita di contatto con la realtà da parte delle forze politiche è probabilmente definitiva.
Va anche detto che è inspiegabile il silenzio degli organi d'informazione: se non fosse stato per le inchieste della magistratura, gli italiani non avrebbero mai saputo dello sconcio sperpero del denaro dei contribuenti che è stato fatto. Ci domandiamo come mai la stampa, soprattutto quella parlamantare, non abbia informato i cittadini delle leggi con la quale quel finanziamento spropositato è stato attribuito.
A fronte di questa situazione la parola dove tornare ai cittadini, ma non nel senso di attendere la prossima tornata elettorale per scegliere ancora fra forze politiche ormai screditate, bensì in quello di "farsi politica": i cittadini devono organizzarsi non necessariamente in nuovi partiti, ma certamente in gruppi di pressione, capaci di cogliere, anche indipendentemente dagli organi d'informazione, le notizie necessarie a valutare il grado di rispondenza delle scelte politiche al bene comune e, in caso di carenze, di costringere i partiti a modificare i loro comportamenti attraverso una sistematica azione di denuncia e di proposta.
Un esempio in questo senso è la "Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica", attiva a Milano, che si sta vigorosamente battendo contro una dissennata legislazione che ha favorito gli speculatori edilizi e portato gravi danni ai cittadini. La sistematica e incessante azione di denuncia sta portando frutti, a dimostrazione che l'azione informata e determinata dei cittadini può cambiare il comportamento degli attori politici.
Analoghe iniziative dovranno essere sviluppate a livello nazionale, anzitutto per impedire che possano ripetersi colossali imbrogli come quello dei finanziamenti elettorali e irrisione delle scelte fatte dagli elettori con i referendum.
Invito i lettori del blog a dire cosa ne pensano e a segnalare se sono disponibili ad impegnarsi per cambiare il modo di fare politica e di fare informazione.
Forse è proprio la scarsa lucidità che caratterizza il "senatur" dall'epoca dell'ictus, che gli ha permesso di dire così esplicitamente una cosa che, in passato, si sarebbe ben guardato dall'affermare, malgrado il suo temperamento guascone. Ed è indicativo di una concezione "proprietaria" del partito e dell'uso spregiudicato dei finanziamenti ricevuti dallo Stato che lascia sbigottito anche chi credeva di aver visto tutti sugli eccessi della politica.
Crediamo che il caso della Lega, passata dal ruolo di censore delle malefatte di "Roma ladrona" a quello di epicentro del sisma che sta scuotendo la politica ,sia la manifestazione più estrema ed emblematica del un punto di non ritormo al quale è arrivato un sistema politico capace di ingurgitare 2,3 miliardi di euro di cosiddetti "rimborsi elettorali" a fronte di spese per 600 milioni e di un referendum che venti anni fa aveva cancellato in modo plebiscitario il finanziamento pubblico ai partiti.
Le proposte fatte dalle forze di maggioranza di aumentare la trasparenza dei bilanci senza intaccare sostanzialmente un volume di finanziamenti definito da Vendola "faraonico", totalmente ingiustificabile sia in paragone a quanto ricevono le forze politiche in altre democrazie, sia in rapporto allo stato di crisi in cui versa il nostro Paese, indica che la perdita di contatto con la realtà da parte delle forze politiche è probabilmente definitiva.
Va anche detto che è inspiegabile il silenzio degli organi d'informazione: se non fosse stato per le inchieste della magistratura, gli italiani non avrebbero mai saputo dello sconcio sperpero del denaro dei contribuenti che è stato fatto. Ci domandiamo come mai la stampa, soprattutto quella parlamantare, non abbia informato i cittadini delle leggi con la quale quel finanziamento spropositato è stato attribuito.
A fronte di questa situazione la parola dove tornare ai cittadini, ma non nel senso di attendere la prossima tornata elettorale per scegliere ancora fra forze politiche ormai screditate, bensì in quello di "farsi politica": i cittadini devono organizzarsi non necessariamente in nuovi partiti, ma certamente in gruppi di pressione, capaci di cogliere, anche indipendentemente dagli organi d'informazione, le notizie necessarie a valutare il grado di rispondenza delle scelte politiche al bene comune e, in caso di carenze, di costringere i partiti a modificare i loro comportamenti attraverso una sistematica azione di denuncia e di proposta.
Un esempio in questo senso è la "Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica", attiva a Milano, che si sta vigorosamente battendo contro una dissennata legislazione che ha favorito gli speculatori edilizi e portato gravi danni ai cittadini. La sistematica e incessante azione di denuncia sta portando frutti, a dimostrazione che l'azione informata e determinata dei cittadini può cambiare il comportamento degli attori politici.
Analoghe iniziative dovranno essere sviluppate a livello nazionale, anzitutto per impedire che possano ripetersi colossali imbrogli come quello dei finanziamenti elettorali e irrisione delle scelte fatte dagli elettori con i referendum.
Invito i lettori del blog a dire cosa ne pensano e a segnalare se sono disponibili ad impegnarsi per cambiare il modo di fare politica e di fare informazione.
mercoledì 4 aprile 2012
Combattere la corruzione e l'evasione: priorità n° 1
Con lo scandalo che ha investito la Lega per l'abuso fatto dall'ex tesoriere Belsito dei fondi pubblici (c.d. "rimborsi elettorali") distratti per altri scopi si completa un quadro impressionante della corruzione e del malaffare che ha investito partiti e istituzioni, più di quanto fosse avvvenuto ai tempi di tangentopoli. Con l'aggravante che mentre allora chi era a vario titolo coinvolto per azioni compiute o per omissione di controlli si vergognava ed era esposto al pubblico ludibrio, oggi è invalsa la tendenza a minimizzare, fra l'altro in modo persino comico. come ha fatto il sindaco di Bari Emiliano che, avendo spudoratamente favorito un potente clan locale ricevendone favori di vario tipo ( fra cui anche una vasca piena di pesci recapitata a domicilio), si è autodefinito "un fesso", o come Francesco Rutelli che, vedendosi sottratti sotto il naso 20 milioni di euro dall'ex tesoriere della Margherita, si è giustificato dicendo "non sono un ragioniere".
Nella Regione Lombardia poi, dove oltre il 12% dei consiglieri è inquisito, con ben quattro su cinque componenti dell'Ufficio di Presidenza indagati o arrestati, compreso il Presidente del Consiglio, Formigoni fa spallucce e dà elegantemente del "pirla" a chi lo contesta.
Il Governo, nella sua meritoria opera di recupero degli equilibri economici e della legalità, ha cercato di affrontare anche il tema della legge anticorruzione che giace da mesi in parlamento e subito si sono levati gli altolà da parte di esponenti politici soprattutto del PDL. Come ha scritto in un editoriale sul Corriere della Sera Giovanni Bianconi " Il sospetto è che al centrodestra non piaccia la scelta della Guardasigilli di convocare non i tecnici di partito....bensì, per l'appunto, i i rappresentanti politici dei gruppi parlamentari.....Evidentemente il PDL preferiva...evitare di esporsi pubblicamente su quello che non intende accettare".
Il fatto è che questi giochetti mostrano ormai la corda ed espongono i partiti ad una potenziale, definitiva debacle. Quel poco di credibilità che si sono faticosamente riconquistati con l'atteggiamento responsabile mantenuto nei confronti del Gioverno Monti verrebbe spazzato via se impedissero al Governo di procedere sui due temi più cruciali al momento attuale: la corruzione e l'evasione.
La speranza di una futura ripresa del nostro Paese è, in larga misura legato alla soluzione di questti problemi (siamo al sessantanovesimo posto far i paesi anticorruzione e in posizione non certo migliore per quanto concerne l'evasione). Solo un recupero di credibilità su questi versanti farà arrivare nel nostro Paese gli investitori stranieri che chiedono un quadro non solo di stabilità poltitica ma anche di legalità e normalità concorrenziale, che l'evasione impedisce.
I partiti faranno bene a riflettere attentamente su questo punto e i cittadini a vigilare sulla loro condotta riguardo ai temi predetti. Alle prossime elezioni politiche questo dovrà essere l'elemento cruciale nelle scelte elettorali.
Nella Regione Lombardia poi, dove oltre il 12% dei consiglieri è inquisito, con ben quattro su cinque componenti dell'Ufficio di Presidenza indagati o arrestati, compreso il Presidente del Consiglio, Formigoni fa spallucce e dà elegantemente del "pirla" a chi lo contesta.
Il Governo, nella sua meritoria opera di recupero degli equilibri economici e della legalità, ha cercato di affrontare anche il tema della legge anticorruzione che giace da mesi in parlamento e subito si sono levati gli altolà da parte di esponenti politici soprattutto del PDL. Come ha scritto in un editoriale sul Corriere della Sera Giovanni Bianconi " Il sospetto è che al centrodestra non piaccia la scelta della Guardasigilli di convocare non i tecnici di partito....bensì, per l'appunto, i i rappresentanti politici dei gruppi parlamentari.....Evidentemente il PDL preferiva...evitare di esporsi pubblicamente su quello che non intende accettare".
Il fatto è che questi giochetti mostrano ormai la corda ed espongono i partiti ad una potenziale, definitiva debacle. Quel poco di credibilità che si sono faticosamente riconquistati con l'atteggiamento responsabile mantenuto nei confronti del Gioverno Monti verrebbe spazzato via se impedissero al Governo di procedere sui due temi più cruciali al momento attuale: la corruzione e l'evasione.
La speranza di una futura ripresa del nostro Paese è, in larga misura legato alla soluzione di questti problemi (siamo al sessantanovesimo posto far i paesi anticorruzione e in posizione non certo migliore per quanto concerne l'evasione). Solo un recupero di credibilità su questi versanti farà arrivare nel nostro Paese gli investitori stranieri che chiedono un quadro non solo di stabilità poltitica ma anche di legalità e normalità concorrenziale, che l'evasione impedisce.
I partiti faranno bene a riflettere attentamente su questo punto e i cittadini a vigilare sulla loro condotta riguardo ai temi predetti. Alle prossime elezioni politiche questo dovrà essere l'elemento cruciale nelle scelte elettorali.
lunedì 26 marzo 2012
Stop agli ecomostri
Pubblico un articolo che fa il punto sulla critica situazione derivante dalla scellerata legislazione regionale sul Piano Casa. La Rete dei Comitati per la Qualità urbanistica lotterà ad oltranza e con tutti i mezzi politici, istituzionali e legali per far cessare lo scempio in atto e ripristinare il rispetto dei cittadini e del loro diritto ad una decente qualità di vita.
La Repubblica – 26 marzo 2012 – CASO - Una rete tra i residenti per lottare contro gli ecomostri nati nei cortili
Il piano casa ha reso possibile costruire un palazzo al posto di un garage senza che si possano contestare. Bocciati i ricorsi al Tar "Deve intervenire il Comune"
di FRANCO VANNI
Capannoni abbattuti per fare posto a palazzi di nove piani. Nuovi edifici che sorgono nei cortili. Tecnicamente sono «interventi di ricostruzione fuori sagoma», consentiti dal piano Casa regionale del 2009, rivisto quest’anno. Nei fatti, sono un incubo per i residenti degli stabili confinanti, che hanno deciso di fare fronte comune. Dopo avere tentato ricorsi al Tar e raccolte di firme, si sono riuniti in una «rete contro gli ecomostri», come spiega il portavoce Roberto Barabino. L’obiettivo è ottenere da Palazzo Marino un freno alla corsa verticale del cemento. «Siamo stati colti alla sprovvista, poi abbiamo preso coscienza — dice Barabino — si sta violentando la qualità della vita di migliaia di famiglie».
I proprietari di due capannoni nel cortile dello stabile in viale Abruzzi 43 hanno deciso di abbatterli e costruire un palazzo di cinque piani. I residenti sperano di fermare il progetto, «che ci toglierebbe luce e aria». Stessa situazione in via Farneti 6/8, dove si progetta di innalzare cinque piani nel cortile, oggi occupato dal capannone della ex Grafica Pinelli. Sempre cinque piani dovrebbero sorgere (al posto di un’officina) anche in via Sebastiano del Piombo 13, in zona Lotto. «Non dicano che l’intervento rientra nel piano casa — dice Claudia Ferrario, portavoce dei residenti — è uno stravolgimento completo». In via dei Sormani 10/12, in zona Solari, è in costruzione un palazzo di cinque piani al posto di un concessionario d’auto e se ne progetta un altro di nove.
La crescita di palazzi al posto di officine e magazzini è resa possibile da norme, statali e regionali, varate fra il 2009 e il 2011. La ratio è semplice: le strutture malandate possono essere abbattute, con il permesso di aumentare i volumi. Una sentenza della corte Costituzionale (la 309 del 21 novembre 2011) dichiara illegittima le legge regionale, ma con eccezioni che di fatto hanno sin qui consentito ai progetti di andare avanti. «Speriamo che il Comune fermi lo scempio», dice Barabino. Risponde l’assessore all’Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris: «Abbiamo a cuore la questione — dice — nei limiti delle norme, controlleremo la dimensione e l’altezza dei fabbricati. Ma ci sono edifici in condizioni di grave degrado che vanno recuperati». E comunque sui progetti già autorizzati è difficile tornare indietro. Per il futuro, la cosa cambia. «La via da seguire è la perequazione», dice De Cesaris. In pratica: se un costruttore abbatte un capannone può costruire più piani, ma altrove, dove non danno fastidio.
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