Pubblico con piacere il manifesto elaborato da un gruppo di
partiti e movimenti che intendono dar
vita ad una nuova forza politica capace di attuare la riforma liberale e
federalista di cui si parla da tanti anni e che non ha mai visto la luce.
E’ uno spazio politico importante, che attualmente è vuoto
per il prevalere di logiche stataliste anche nei partiti che a tale riforma
idealmente si richiamavano.
Questa forza intende
aggregare i ceti produttivi in uno
sforzo di modernizzazione dello Stato e di una riduzione del suo intervento
nella società, per liberare le potenzialità che in essa esistono e favorire un
rilancio culturale ed economico del nostro
Paese.
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Dichiarazione congiunta
Questa Italia, di cui siamo innamorati,
va nella direzione sbagliata e corre il rischio di continuare sul
sentiero di un inesorabile declino al quale è stata avviata dalle
politiche adottate negli ultimi decenni. Bisogna invertire rapidamente
la rotta, ma i partiti che sostengono questo governo sono incapaci di
farlo. L’ondata di antipolitica che questo stato di cose ha generato si è
espressa sia con l’astensione dal voto che con il sostegno al M5S, il
quale non sa indicare al paese una via di uscita credibile.
Una radicale svolta
politica, istituzionale, economica ed anche culturale si può mettere in
atto solo cambiando la struttura dello Stato sia a livello nazionale
sia a livello europeo, modernizzando la struttura statale italiana e
gettando le basi per costruire un’Europa Federale, che superi i limiti
istituzionali dell’attuale Unione Europea. Italia ed Europa devono
tornare ad assumere la posizione di protagonisti nei confronti del resto
del mondo. L’Italia ha bisogno di vere riforme ma l’attuale classe
politica non le vuole per perpetuare i privilegi di cui si è appropriata
a danno dei cittadini che lavorano e producono.
L’Italia ha quindi
bisogno di una grande formazione politica che rappresenti le componenti
sociali più vive e produttive del paese per realizzare quella riforma
liberale di cui si discute inutilmente da trent’anni. In Italia, questo
soggetto politico non esiste: va costruito. Questo è l’obiettivo per cui
abbiamo deciso di cooperare superando le non rilevanti differenze di
visione che ci hanno sino ad ora tenuti divisi, per cercare invece di
valorizzare quel patrimonio culturale e di idee che ci accomuna. Per
questo facciamo appello a tutte le persone ed istanze sinceramente
riformatrici perché si associno a noi, con spirito critico ma positivo,
per costruire un’aggregazione politica alternativa sia al
conservatorismo di PD e PdL che alla critica distruttiva del M5S.
La proposta che
avanziamo è di costruire assieme tale formazione politica su un
programma ben chiaro e definito, unificando e valorizzando in essa le
esperienze politiche che rappresentiamo e quelle molte altre che
esistono nel paese e che, da diversi punti di vista, hanno a cuore
quegli stessi obiettivi di rinascita della nazione che ci ispirano.
Non stiamo
proponendo di unificare soltanto tutti coloro che si rifanno ai principi
del liberalismo italiano ed europeo: occorre andare al di là delle
vecchie barriere ideologiche che abbiamo ereditato dalla storia
nazionale – o di quelle organizzative e di partito – per parlare ai
cittadini ed in particolare a quelle realtà che maggiormente patiscono
la crisi. Il nuovo soggetto politico che intendiamo costruire vuole
essere alternativo all’attuale sistema partitocratico: vogliamo
ribaltare la società dei divieti e dei privilegi che uccide l’economia
del paese e nega libertà ai cittadini.
Unirsi non
significa mortificare l’identità delle organizzazioni e delle persone
che a questo progetto partecipano, costringendoli a rinunciare alla
propria storia ed imponendo loro di abbandonare i propri valori. Al
contrario, per noi unirsi consiste nel valorizzare ed esaltare queste
storie, questi valori, queste visioni strategiche, per costruire,
insieme e con altri, una nuova aggiornata sintesi
politico-programmatica.
Le elezioni europee
sono la prima scadenza che non possiamo mancare. Occorre sia riportare
l’Italia in Europa, da protagonista, che cambiare l’Europa
sburocratizzandole entrambe. Vogliamo arrivare preparati alle elezioni
europee del maggio 2014 come parte integrante di una forza politica di
ispirazione liberal-democratica.
Per arrivare a
questo vogliamo raccogliere attorno a tavoli di lavoro tematici tutti
coloro che siano disposti a contribuire attivamente a tale processo
costituente. I concreti punti fondanti del nostro progetto, in cui noi
tutti ci riconosciamo, sono:
- Riduzione del debito statale, mediante dismissione del patrimonio pubblico;
- Riduzione della spesa pubblica, mediante riduzione del perimetro dell’intervento pubblico nell’economia, con conseguenti privatizzazioni ed eliminazione d’ingiusti sussidi;
- Riforma fiscale, che porti ad una drastica riduzione della pressione complessiva e tuteli i cittadini e le imprese dagli abusi della burocrazia pubblica;
- Riforma dello Stato in senso federale, con attribuzione di autonomia impositiva e finanziaria alle Regioni e agli Enti locali in modo da rendere i governi decentrati responsabili delle proprie scelte davanti agli elettori e con meccanismi di perequazione trasparenti a favore delle aree più deboli. Costruzione di un’Europa federale che si ponga come soggetto politico unitario internazionale.
- Riforma del diritto del lavoro, per assicurare l’elasticità in ingresso ed in uscita, garantendo i più deboli mediante l’introduzione di un sussidio di disoccupazione universale;
- Riforma della Pubblica Amministrazione, con drastico taglio delle strutture burocratiche e delle procedure amministrative, riducendone i costi esorbitanti. Rivedere la giustizia civile e rivisitare quella penale per fare sì che la certezza e celerità del diritto diventino una realtà per tutti i cittadini e non solo propaganda elettorale;
- Riforma del sistema creditizio e tutela del risparmiatore, liberandoli da protezioni e influenze estranee al sistema bancario e finanziario;
- Lotta all’illegalità, con particolare attenzione alla criminalità organizzata e alla corruzione;
- Riforma del sistema educativo, per ridare alla scuola e all’università il ruolo di volani dell’emancipazione civile e socio-economica delle nuove generazioni. Occorre spendere meglio e di più per creare il capitale umano delle nuove generazioni e per fare questo vanno introdotti cambiamenti sistemici. La concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.
- Riforma del finanziamento della politica, abolendo quello statale e sostituendolo con quello dei cittadini, inquadrato in precise regole di trasparenza e democrazia civili unite a tetti antimonopoli di influenza; adozione di una legislazione adeguata ad eliminare i conflitti d’interesse nella vita politica ed amministrativa.
Tanto premesso e ritenuto, i soggetti firmatari della presente, per il tramite dei loro legali rappresentanti muniti dei necessari poteri di firma
dichiarano
di aderire al progetto di costituire
insieme una nuova Formazione Politica, che si ponga lo scopo di far
ripartire la crescita del paese per il tramite delle riforme retro
specificate. Inoltre,
si impegnano
a collaborare tra di loro e, più in
generale, a fare tutto ciò che è necessario perché il progetto possa
essere realizzato nel più breve tempo possibileItalia, 24 ottobre 2013
I promotori:
FARE per Fermare il Declino
Il Coordinatore Nazionale, Michele Boldrin
Partito Liberale Italiano
Il Segretario Nazionale, Stefano De Luca
Progett’Azione
Il Coordinatore, Angelo Burzi
Uniti verso Nord
Il Presidente, Alessandro Cè
Partito Federalista Europeo
La Presidente Nazionale, Stefania Schipani
Liberalitaliani
Il Presidente Nazionale, Raffaello Morelli
21 commenti:
Il manifesto è apprezzabile. Mi fa piacere leggere, in un momento in cui prevale l'euroscetticismo, l'intenzione di puntare ad un'Europa federale. E' un traguardo difficile, soprattutto di questi tempi, ma la buona politica si fa con obiettivi ambiziosi.
Anche a me il manifesto piace. C'è da sperare che alle intenzioni seguano i fatti e non capiti come con Berlusconi che si era presentato con un bel programma, e si era circondato da intellettuali ed economisti liberali, salvo poi accantonare tutto e fare una politica che ha porato solo a false liberalizzazioni, come quella di Alitalia con i "capitani coraggiosi", che è costata molto ai contribuenti.
Mi piacerebbe sapere cosa intendono fare in concreto i promotori per convincere i potenziali elettori.
Armando Santini
Finalmente qualcosa di serio si profila all'orizzonte. Auguriamoci che i professionisti della politica non ostacolino questa assoluta novità' per un paese oramai destinato al default.
Fausto
Vedo che c'è una sostanziale concordanza nei commenti: evidentemente si sente il bisogno di qualcosa di nuovo che possa rompere con gli schemi tradizionali della politica.
Ho scritto nell'introduzione: "pubblico con piacere il manifesto" perchè ritengo che ci sia bisogno in Italia anche di una forza seriamente e non fittiziamente ispirata a principi liberali e federali, essendo il nostro un Paese ingessato da centralismo, statalismo e ottusa burocrazia.
Anch'io mi auguro che alle ottime intenzioni seguano fatti coerenti.
Roberto
Ho una domanda.
quando si parla nel manifesto delle "componenti sociali più attive e produttive" a chi si fa riferimento?
Per me ci vorrebbe un patto di ferro fra imprenditori e lavoratori che non sono più separati dalla vecchia lotta di classe ma uniti dalla nuova lotta alla classe politica rapace e inconcludente.
Grazie. Manuela
Roberto
dopo anni di chiacchiere di proclami annunci gli italiani ne hanno pieni i coglioni, facciamo che parleremo solo di fatti e di azioni concrete
che cambieranno il male che c'è in Italia e giustamente enfatizzeremo anche le belle e giuste azioni che i politici e i governi faranno
per la nostra bella ITALIA.
Buon Natale e grazie per il tuo impegno nel 2013
Vittorio
Grazie a te per i contributi che dai al dibattit; contraccambio di cuore gli auguri.
Capisco il tuo disincanto e la voglia di non ascoltare più le parole ma solo i fatti.
Tuttavia, una forza politica nuova non ha molti fatti da portare a supporto delle sue tesi e deve essere valutata, in larga misura sulle intenzioni. Ciò non toglie che si possano chiedere chiarimenti puntuali su ciò che bolle in pentola in questo momento nell'arena politica italiana e farsi così un'idea più precisa sulla conistenza delle dichiarazioni fatte.
L'alternativa è, ovviamente, riferirsi solo alle forze già in campo, valutando quanto fatto nelle assemblee deliberanti e nei ruoli ricoperti.
Ciao. Roberto
Buonasera a tutti,sono Pietro Azzara e sono il referente di Milano e provincia per Fare per fermare il declino.
Desideravo innanzitutto evidenziare alcune iniziative concrete che stiamo portando avanti che spero diano risposta ai vostri gentili commenti:
1) Ogni 16 del mese,giorno in cui si pagano le tasse con gli f24 per imprese e cittadini, a partire da mese di luglio 2013, organizziamo in tutta Italia, davanti le sedi dell'agenzia delle entrate una manifestazione che abbiamo intitolato :
" Basta Sprechi di Stato" dove diciamo ad alta voce "Basta tasse per pagarli".
I cittadini italiani ne subiscono gli effetti finali in termini di bassi livelli di servizio e di insostenibile pressione fiscale. Ma è tempo di guardare agli sprechi di Stato come a uno dei principali problemi di questo paese.
Dietro le troppe tasse e la diffusa inefficienza, sciagure nazionali che incidono in maniera profondamente negativa sulla vita delle persone, delle famiglie e delle imprese italiane, si nasconde spesso un'emorragia di risorse economiche pubbliche male impiegate, sprecate senza ritegno, buttate direttamente nella spazzatura.
Alcuni casi clamorosi sono noti all'opinione pubblica: dalla gestione della crisi dell'Alitalia, agli allucinanti livelli di retribuzione dei ruoli apicali dell'amministrazione pubblica, incomparabilmente più alti dei loro omologhi stranieri. Ma c'è un continuo stillicidio di spreco sommerso, anche a livello locale.
Per esempio in regione Lombardia con la delibera del consiglio regionale lombardo del 25 luglio 2013, aumentano gli stipendi di 54 dirigenti pubblici su 218 (1 su 4)
La spesa complessiva sale da 19,7 a 20,4 milioni di Euro/anno.
2) un'altra iniziativa molto importante, direi di sano buon senso, e' quella che si chiama:
"Non piu' alto del Colle".
Il trattamento economico annuo onnicomprensivo di chiunque riceva, a carico delle finanze pubbliche, emolumenti o retribuzioni non deve superare il reddito tassabile del Presidente della Repubblica.
Lo stipendio del Presidente non e' basso: circa 248.000 euro/anno.
Viene, pero', superato da numerosi pubblici amministratori e manager di aziende che lo Stato controlla.
Per esempio il Capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria percepisce 543.954,42 euro/anno.
Chi volesse trova e puo' firmare online la petizione al seguente indirizzo web:
http://www.change.org/it/petizioni/non-pi%C3%B9-alto-del-colle
Voglio ancora spendere qualche parola sulle liberalizzazioni:
Occorre fare le vere liberalizzazioni e liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio:
trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori.
l'argomento puo' essere approfondito al seguente link:
http://www.fermareildeclino.it/approfondimento-liberalizzazioni
Infine per rispondere a Manuela direi che le componenti sociali più attive e produttive sono sia i piccoli imprenditori e professionisti che tutti i lavoratori.
Entrambi sono tartassati dallo stato che non sa piu' che tassa inventarsi per mantenere i privilegi di pochi.
L'ultima in ordine la WEB TAX che danneggia gravemente lo sviluppo del web in questo paese ma la cosa più grave in assoluto e' che questa legge trasmette dell’Italia l’immagine di un Paese che ha paura della competizione, protezionista, che complica l’attività economica pur di ottenere gettito fiscale
Quindi direi che sono perfettamente d'accordo con Manuela:
ci vuole un patto di ferro fra imprenditori e lavoratori che non sono più separati dalla vecchia lotta di classe ma uniti dalla nuova lotta alla classe politica rapace e inconcludente.
A presto
Pietro Azzara
Referente Milano e provicia-FARE
pietro.azzara@fermareildeclino.it
335 7401562
Caro Roberto,
preciserei ulteriormente la riduzione dei "costi della Politica" che hanno un effetto emblematico importantissimo.
Aggiungerei le "liberalizzazioni",
es. farmacie,notai ecc.
Un saluto Francesco
Caro Francesco,
oltre che un forte valore emblematico il taglio ai costi della politica ha, secondo recenti calcoli, anche un consistente valore economico, il che li rende ancor più urgenti: se non vediamo risultati a breve, bisognerà fare qualcosa, magari in sinergia con chi, come il gruppo promotore del Manifesto, è attento e contrario allo spreco del pubblico denaro.
Certamente le liberalizzazioni andranno estese anche alle libere professioni, che sono uno dei nuclei di maggiore resistenza ad un contesto concorrenziale; infatti finora sono riusciti a disattivare i tentativi in questo senso, come quelli fatti dal Governo Monti.
Ciao. Roberto
Grazie, caro Roberto.
Questo agitarsi è quanto mai salutare. In quanto alle proposte, occorrerebbe prima conoscere bene la realtà delle cose. Penso che certe cose possano essere fatte rapidamente (ad esempio, risparmiare sui costi passando ad un pagamento rapido dei fornitori: ho amici che forniscono lo Stato e che, sapendo di ricevere i soldi a babbo morto, quadruplicano i prezzi degli articoli) altre sono sicuramente problematiche (la vendita dei beni dello Stato: chi li compra? A che prezzo? Con quali soldi? Verrebbero comunque sottratti agli investimenti per il lavoro). Insomma, i signori partiti e i vari clan hanno creato un caos economico, con propri ripari privilegiati, che sono difficili da rimuovere (e che danno lavoro ad un sacco di portaborse). Le idee virtuose vanno bene, ma poi devono essere sorrette da fattibilità oggettiva, senza creare troppi danni collaterali. Infine, bisogna mettere mano anche al sistema: un governo di dieci mesi (media italiana) cosa può fare contro le poltrone a vita della burocrazia? Meglio un governo presidenziale, con un forte apparato di controllo che comprenda esperti e gente comune. Quest'ultima deve poter raggiungere un potere di veto di fronte a palesi ingiustizie, a vergognosi favoritismi. Chi sgarra o non fa va allontanato. Non devono esistere intoccabili. Chi è nel pubblico è obbligato ad operare per il bene generale: utopia dell'utopia allo stato attuale delle cose. Tutto questo non significa affatto che si debba rimanere con le mani in mano, significa che si devono avere chiari gli ostacoli da rimuovere.
Dario
Caro Dario,
sono lieto che apprezzi il fatto che qualcosa si muove nel contesto politico naziomale. Un'offerta più articolata e credibile non può che far bene.
Sulle misure proposte, è indubbio che alcune sono più impegnative: la dismissione del patrimonio pubblico richiede acquirenti con mezze adeguati e non molti se ne vedono, anche se guardando al di là dei confini nazionali le prospettive potrebbero migliorare.
Su questo punto asrebbe interessante sentire il parere di Pietro Azzara.
Anch'io sono favorevole ad un sistema con un esecutivo forte e stabile, che può avere forme diverse: anche il modello del "sindaco d'Italia"andrebbe bene. Bisogna superare il predominio della burocrazia che affossa le riforme e produce un corpus di leggi esagerato e spesso incomprensibile.
Roberto
Dato che si parla di principi liberali, dobbiamo ricordare che "la mia libertà finisce dove comincia la tua".
In Italia invece, soprattutto nell'ultimo ventennio, libertà ha spesso significato licenza di fare i propri comodi anche a scapito della collettività. Basta pensare ai ripetuti condoni fiscali, alla svendita di aziende pubbliche a capitalisti senza capitali, alle norme edilizie favorevoli agli speculatori.
Vorrei essere sicuro che chi è "in cammino per cambiare" tenga conto che queste prassi non devono ripetersi.
Stefano
Dico la mia.
Dato che hai citato anche il tema edilizio fra le false liberalizzazioni, avrai forse visto in post precedenti la lotta che stiamo conducendo contro gli "ecomostri", resi possibili da una legislazione troppo permissiva, fatta per favorire gli amici e i compari dei politici. La prossima puntata di questa saga la troverai nel post che uscirà con tutta probabilità sabato 29 dicembre.
Roberto
Caro Roberto, il nuovo manifesto è molto interessante; rispecchia quello di Oscar Giannino, che apprezzo molto sotto ogni profilo e che ebbi a votare nell’ultima tornata elettorale.
Ma rilevo che tale progetto (commendevole) è il medesimo che Pannella proclamato dal 1956, quando si scisse dai liberali; ma costui è sempre stato lasciato fuori dal palazzo in quanto chiaramente inconciliabile con il sistema.
E’ il medesimo della Lega quando l’ideologo era il prof.Miglio; costui asseriva che l’Italia è come un cane con troppi parassiti; poi la Lega è finita nel fango romano e si è infangata alla guisa di tutti gli altri ivi presenti.
E’ il medesimo di Berlusconi del 1994, ma poi anche lui è stato fagocitato dal marcio della politica catto-comunista perfettamente integrata con le varie mafie (a prescindere dai colori politici) e, da bravo furbaccione si è dovuto adeguare allo status quo facendo i propri interessi e delle persone di malaffare di cui si era circondato come i vari Stella/ Rizzo/Travaglio hanno invano scritto e denunciato in tutti questi anni. In venti anni nulla è stato modificato!
E’ il medesimo progetto del rottamatore Renzi, ma ora costui già si sta adeguando al regime imposto dalla casta del PD ( massima concentrazione di statalismo catto-comunismo perfettamente integrato con le lobby delle varie mafie).
Allo stato non si vede una via di uscita. In una prossima tornata elettorale i soliti noti faranno incetta di voti e nulla cambierà. I partiti validi, come quello nascente, si troveranno sempre nelle minoranze consuete.
Montanelli diceva che per cambiare le cose in questo paese non bisogna cambiare la politica; bisogna cambiare gli italiani. Diceva anche che ogni popolo ha il governo che si merita.
Occorrerebbe una rivoluzione tipo quella francese del 1789. Ma è una mera utopia. Occorrerebbe eleggere, manu militari, Ali Baba, almeno i ladroni sarebbero soltanto 40! Ma leggo che già Cicerone, 2060 anni addietro, lamentava il grande marcio esistente nel senato romano. Evidentemente il problema è nel DNA di quella gente! Lo stesso sprovveduto Mussolini, circondato dai soliti ladroni di stato, a parte i suoi tragici errori ed alleanze, aveva, alla fine, dedotto che l’Italia è un paese ingovernabile!
Nel 1848, 13 anni prima della formazione dell’Italia, Klemens von Metternich aveva detto che l’Italia era solo una espressione geografica. Aveva ragione.
Avrei visto il Lomdardo-Veneto annesso all’Austria- Mittel Europa (visto che gli austriaci erano qui da oltre un secolo ed avevano un buon governo scevro a corruzioni); il regno da operetta di Piemonte e Sardegna annesso alla Francia; le province di Varese e Como annesse alla Svizzera (Regio Insubrica), il Sud alla Spagna dei Borbone ( di fatto c’era già il Regno delle due Sicilie). Lo stato Pontificio, con il suo malgoverno medioevale sarebbe poi collassato in seguito con gli eventi.
Allo stato, salvo ribaltoni epocali, non vedo futuro per questo povero paese fallito, in preda a questa politica ormai lontana dalla gente e dal mondo civile. Si può solo sperare in un futuro governo centrale europeo che abbia la potenzialità di cacciare e/o esautorare questa casta ormai impossibile e fuori dal contesto civile.
Ti auguro un buon prossimo anno nuovo, ad onta di tutto.
Fabrizio
Caro Fabrizio,
la tua disamina dei diversi tentativi fatti inutilmente nel nostro Paese per portare una riforma liberale è puntuale e ineccepibile: sembra effettivamente testimoniare che il nostro DNA sia un'altro.
Anche se la soluzione di un Governo centrale europeo sarebbe per noi certamente auspicabile ( ma è una prospettiva lontana) perchè ci "educherebbe" gradualmente alle virtù civili, non mi sento di condividere conclusioni che tolgano la speranza di un autonomo riscatto.
Io credo che il cambiamento sia possibile se si smette di pensare che basti il proprio voto per produrre un mutamento. Nei paesi democraticamente più maturi del nostro sono i cittadini che, col loro implacabile controllo sui pubblici amministratori, nelle cose piccole e in quelle grandi, costringono i politici a essere responsabili e seri. Da noi vige ancora il fatalismo, che non risolve ma aggrava i problemi.
Diamoci da fare e il contesto cambierà.
Vivissimi auguri anche a te.
Roberto
Ringrazio Pietro Azzara per la risposta al mio quesito e mi fa piacere che sia d'accordo sul patto fra imprenditori e lavoratori.
Un saluto.
Manuela
Il manifesto di fermare il declino lanciato nel luglio 2012 iniziava con questa frase:
La classe politica emersa dalla crisi del 1992-94 - tranne poche eccezioni individuali - ha fallito: deve essere sostituita perché è parte e causa di quel declino sociale che vogliamo fermare.
Quindi partendo da questo manifesto faccio le seguenti considerazioni:
1) Nel cammnino che abbiamo intrapreso per costruire “IL PARTITO CHE NON C’E’” uno dei principi fondamentali e’ : Chi sbaglia paga.
E’ la classe politica degli ultimi 20 anni ha fallito clamorosamente. Quindi in primis taglio dei costi della politica “BASTA SPRECHI DI STATO PER PAGARLI”
2) Il MERCATO LIBERO dovrebbe essere per i figli di nessuno e non per i figli di papà.
Cioe’ chi proviene e vive in un regime privilegiato e’ sicuramente piu’ avvantaggiato di chi non ne ha accesso.
Il vero mercato libero dovrebbe poter portare uguaglianza sociale prima di tutto permettendo a tutti di emergere secondo principi meritocratici e non secondo appartenenze di classe.
Tutti , in partenza, dovrebbero avere le stesse opportunità.
3) Negli ultimi 20 anni , le LIBERALIZZAZIONI sono state fatte male di proposito cosi’ da poter poi affermare che le liberalizzazioni non funzionano e sono state un fallimento. Invece chi ha fallito sono coloro che le hanno fatte in quel modo regalando agli amici società come Telecom ed Alitalia .
4) Le PRIVATIZZAZIONI vere sono quelle in cui gli attivi patrimoniali vengono venduti a soggetti realmente privati, non a istituzioni che vengono legalmente considerate come private ma sono comunque controllate da politici. Non è vera privatizzazione quando si vende alla CDP (cassa depositi e prestiti) o ad altre società pubbliche, non è vera privatizzazione quando si vende alle fondazioni bancarie, e non è vera privatizzazione quando si vende alle regioni (come è accaduto per alcune società frutto dello smembramento di Tirrenia).
5) Le DISMISSIONI del PATRIMONIO PUBBLICO immobiliare e la vendita di quote di partecipazione pubblica in imprese puo’ essere fatta nell’arco di una legislatura e puo’ fruttare una cifra di circa 200 miliardi che devono servire per cercare di riportare il rapporto debito/pil sotto il 100%.
Sicuramente occorre guardare anche fuori dai confini nazionali per trovare acquirenti credibili e disposti a comprare le nostre aziende, fatto salvo che una volta trovati, non si faccia la leggina ad hoc per bloccarne la vendita (Telecom) oppure in nome dell’italianità vendere o svendere ,sarebbe meglio dire ,agli amici degli amici.
Chi volesse approfondire l’argomento puo’ farlo al seguente link: http://www.fermareildeclino.it/sites/default/files/users/fabio.lazzari/punto01programmacompleto.pdf
6) Teoricamente il BIPOLARISMO dovrebbe essere un sistema stabile, purtroppo I risultati che ha prodotto sono sempre frutto di compromessi al ribasso tra I vari partiti che compongono le coalizioni.
Sicuramente il sistema del "sindaco d'Italia" e’ un modello funzionante che potrebbe prendersi seriamente in considerazione a livello nazionale..
Prima pero’ signori cambiamo subito questa indegna LEGGE ELETTORALE .
7) Guardandoci intorno non vedo tante alternative , se non questa classe politica che fa di tutto per restare a galla nonostante I disastri che continua a fare.
Siamo tutti coscienti che non e’ un CAMMINO facile, ma l’alternativa e’ lasciarsi andare ed essere in balia, forse per altri 20 anni ,di gente che ha affossato questo nostro paese.
Non pensiamo di essere migliori, ma almeno PROVIAMOCI e non abbandoniamoci alla rassegnazione.
Un vincitore é semplicemente un sognatore che non si é mai arreso" Nelson Mandela -
AUGURI DI BUON NATALE
PIETRO AZZARA
Referente Milano e provicia-FARE
pietro.azzara@fermareildeclino.it
3357401562
Bellissima la frase di Mandela che esprime con formidabile sintesi l'approccio che deve avere chi vuole davvero il cambiamento e non solo lamentarsi sul fatto che non avviene.
Bisogna chiamare le persone non solo al voto ma alla mobilitazione. Gli argomenti su cui farlo sono innumerevoli; ne cito solo, come provocazione ai miei lettori, uno che non è certamente il più importante ma è emblematico: ci sono ancora deputati come De Luca ed altri eletti che cumulano i doppi incarichi in barba alla legge e a derisione di chi li critica.
C'è nessuno disposto a lanciare una petizione su "change.org" per farli desistere dalla loro arroganza?
Ho letto con interesse i tuoi punti, che condivido largamente. Mi piacerebbe che, al riguardo, si esprimesse qualche lettore.
Roberto
Mi pare si faccia confusione fra sinstra e destra.
Nulla contro i liberali, ma non credo che possano in alcun modo collegarsi ai comitati per Milano.
E non mi pare che Renzi sia stato timido nel denunciare i risultati delle privatizzazioni.
Certamente occorre distinguere se il servizio piubblico è a favore del pubblico o di chi svolge il servizio.
Guido
Forse c'è anche un pò di confusione circa le organizzazioni che radunano comitati a Milano, che vale la pena eliminare.
Tu fai riferimento alla Rete dei Comitati Milanesi, che è collegata al centrosinistra. Poi c'è lo storico Coordinamento del Comitati Milanes (CCM) che è apartitico così come la più recente Rete dei Comitati per la Qualità Urbanistica, di cui sono il portavoce. Quest'ultima rete ha poi contribuito, con il CCM e l'Associazione Carteinregola di Roma, a fondare unn Coordinamento nazionale, denominato CIVU - Comitati Italiani per la Vivibilità Urbana.
Io considero Renzi ( e ho iniziato a scriverlo nel blog nel 2011) un forte innovatore e credo che lascerà il segno, anche sulle privatizzazioni; sono quindi d'accordo con te. Ciò non toglie che veda di buon occhio altre formazioni politiche capaci di proporre un'alternativa ad un un centrodestra che di liberale non ha nulla.
Roberto
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