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martedì 1 settembre 2015

Intercettazioni: che fare?



Giovanni Legnini - Vicepresidente del Csm

Intervista al Corriere della Sera   - 27 agosto 2015

Penso da tempo che un intervento normativo sia necessario. E' giunto il momento. Il Csm ha già espresso un parere sulla delega del governo. I punti fermi sono: no a limitazioni nell'utilizzo delle intercettazioni a fini di indagine; no a limitazioni del diritto di cronaca; sì ad una disciplina più rigorosa sull'obbligo di stralcio e distruzione degli ascolti irrilevanti ai fini d'indagine, prevedendo precise responsabilità e sanzioni per chi le diffonde illecitamente. Si tratta di bilanciare tutti gli interessi in gioco, compreso il diritto alla riservatezza.


 Dacia Maraini - Scrittrice e saggista

Articolo sul Corriere della Sera – 28 luglio 2015

Quel­le in­ter­cet­ta­zio­ni che ci ri­ve­la­no la real­tà

Ve­ra­men­te pen­sia­mo che le in­ter­cet­ta­zio­ni sia­no un pe­ri­co­lo per la so­cie­tà ita­lia­na? Ve­ra­men­te ri­te­nia­mo che sia un abu­so leg­ge­re sui gior­na­li ciò che pen­sa­no e si di­co­no in pri­va­to co­lo­ro che pas­sa­no la vi­ta ad ar­chi­tet­ta­re in­gan­ni e abu­si ai dan­ni de­gli al­tri? L’uso frau­do­len­to del­le in­ter­cet­ta­zio­ni è già pu­ni­to per leg­ge. C’è bi­so­gno ora di un’al­tra leg­ge spe­ci­fi­ca, di­ret­ta prin­ci­pal­men­te ai gior­na­li­sti che fan­no, a vol­te con pe­ri­co­lo del­la vi­ta, il pro­prio do­ve­re di cro­na­ca? Chi di­fen­de la co­sid­det­ta pri­va­cy, par­te dal pre­sup­po­sto che la vi­ta del­le per­so­ne che ma­neg­gia­no de­na­ro pub­bli­co, che por­ta­no la re­spon­sa­bi­li­tà di una de­le­ga, sia di­vi­sa in due: da una par­te l’in­di­vi­duo ri­co­no­sciu­to, che de­ve es­se­re cre­du­to per quel­lo che di­ce in pub­bli­co e dall’al­tra l’uo­mo pri­va­to che è li­be­ro di fre­quen­ta­re gen­te del­la ma­la­vi­ta, ca­lun­nia­re, rac­co­man­da­re le sue aman­ti, fa­vo­ri­re gli af­fa­ri dei suoi ami­ci. Ma so­no ve­ra­men­te due spa­zi di­stin­ti? Co­lui che si oc­cu­pa del­le co­se pub­bli­che non do­vreb­be piut­to­sto es­se­re una so­la per­so­na, le cui azio­ni cor­ri­spon­da­no al­le idee che pro­pu­gna? Chi ma­no­vra i sol­di de­gli al­tri, chi espli­ca una de­le­ga, chi ha del­le re­spon­sa­bi­li­tà pub­bli­che, non può col­ti­va­re se­gre­ti, nem­me­no pri­va­ti, pro­prio per­ché è la sua per­so­na in to­to che de­ve crea­re fi­du­cia e af­fi­da­bi­li­tà. Trop­po co­mo­do pre­ten­de­re che le pro­prie pa­ro­le sia­no tra­smes­se at­tra­ver­so i mez­zi di co­mu­ni­ca­zio­ne na­zio­na­li e poi re­cla­ma­re che al­cu­ne co­se, det­te al te­le­fo­no con gli ami­ci, (che spes­so ri­sul­ta­no in real­tà com­pli­ci), non sia­no ascol­ta­te da orec­chie in­di­scre­te! In una so­cie­tà in cui la sin­ce­ri­tà è con­si­de­ra­ta un va­lo­re as­so­lu­to, in cui la men­zo­gna è un de­lit­to da pu­ni­re, ca­pi­sco che il pri­va­to pos­sa es­se­re tu­te­la­to più se­ve­ra­men­te. Ma in un Pae­se di si­ni­stre com­pli­ci­tà e fu­mo­si si­len­zi che co­pro­no de­lit­ti gia­cen­ti in­so­lu­ti da an­ni, in cui pre­val­go­no le dop­pie vi­te, le dop­pie di­chia­ra­zio­ni al fi­sco, le in­fi­ni­te omer­tà, se la ve­ri­tà può es­se­re co­no­sciu­ta so­lo car­pen­do­la at­tra­ver­so spie te­le­fo­ni­che, cre­dia­mo dav­ve­ro che que­sto dan­neg­gi la co­mu­ni­tà?
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Non sa­prem­mo nien­te di chi ha ap­pro­fit­ta­to del­la ri­co­stru­zio­ne dell’Aqui­la, tan­to per fa­re un esem­pio, non sa­prem­mo nien­te dei ge­sto­ri dell’ospe­da­le San­ta Ri­ta di Mi­la­no do­ve i me­di­ci fa­ce­va­no ope­ra­zio­ni inu­ti­li per sol­di, non sa­prem­mo nien­te de­gli abu­si di Ve­ne­zia e di Ro­ma Ca­pi­ta­le se non ci fos­se­ro sta­te le in­ter­cet­ta­zio­ni. In­fat­ti i ma­gi­stra­ti le di­fen­do­no. I ma­ni­po­la­to­ri di sol­di pub­bli­ci, le ri­fiu­ta­no. In­do­vi­na­te per­ché.

12 commenti:

Manuela ha detto...

Il CSM propone di tutelare anche il diritto alla riservatezza, ma Dacia Maraini segnala opportunamente che la privacy non deve coprire comportamenti illeciti o anche solo scorretti.
Sono d’accordo con la scrittrice, ma non mi è chiaro come stabilire il confine fra aspetti da tutelare e quelli da rivelare.
Tu che ne pensi?
Manuela

roberto ha detto...


Dato che il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici ( Dpr 62/2013) impone a tutti i "civil servants" di attenersi a principi di " integrità, correttezza e buona fede", è evidente che tutti i comportamenti rilevati dalle intercettazioni che facciano ragionevolmente pensare ad una violazione di quei principi sono da rivelare. Gli aspetti non in contrasto con essi o che riguardino dati strettamente personali (salute, orientamenti sessuali, problemi familiari, ecc. ) dovrebbero essere omessi dalla pubblicazione.
Gli obblighi di comportamento predetti si applicano anche a tutti i soggetti che, a qualsiasi titolo (incarichi, contratti di fornitura di beni e servizi, altro) collaborano con la Pubblica Amministrazione.
Ciao.
Roberto

Giuseppe Nava ha detto...

Evidenziazioni molto utili ed opportune !
saluti
giuseppe nava

roberto ha detto...

Grazie.
Ciao. Roberto

Edvige Cambiaghi ha detto...

Ma c'è ancora un Parlamento libero? dove sono i parlamentari che "esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato"? Continuiamo a sperare nella onestà dei pochi.....
ciao!
eddi

roberto ha detto...


Il tema che tocchi è molto delicato perchè esercitare il ruolo senza vincolo di mandato, pur essendo auspicabile sui temi che interpellano la coscienza di ciascuno, può portare, se esasperato, ad un pericoloso "trasformismo" (alla Razzi e Scilipoti, per intenderci). Sottostare pedissequamente alle direttive di partito,invece, può portare ad un ancora più pericoloso conformismo.
Il tema dele intercettazioni è, comunque, uno di quelli che richiedono un giudizio di coscienza ed è auspicabile quindi che i partiti lascino ai loro parlamentari la possibilità di esprimersi liberamente.
Ovviamente è anche compito dei membri del parlamento esercitare autonomamente tale diritto.
Ciao.
Roberto

Laura Banchelli ha detto...

Sono totalmente d'accordo con Dacia Maraini.questo non e' un paese qualunque,purtroppo.

roberto ha detto...


Questo è il motivo per cui bisogna stare sempre con le antenne alzate per evitare che, nella disattenzione diffusa, venga fuori qualche norma-bavaglio sull'informazione.

Dario Lodi ha detto...

In un paese mafioso come il nostro, le intercettazioni sono indispensabili. Il loro uso è talvolta pessimo per la pochezza giornalistica e l’immaturità dei lettori. Sono per la libertà assoluta per dare tempo al buonsenso di valutare ed evitare condanne a priori e sputtanamenti. D’altra parte le corporazioni con la pretesa di autoimmunità – fra cui quella politica, lontana anni luce dal paese – devono cessare. Sono la vera vergogna dell’Italia, altro che le intercettazioni!

Dario



roberto ha detto...


E' certamente meglio la libertà assoluta, che tu privilegi, rispetto ai vincoli che alcune parti politiche vorrebbero porre agli organi d'informazione e che priverebbero i cittadini di conoscenze essenziali per capire con chi hanno a che fare.
Personalmente, una volta garantito che tutti i comportamenti contrari a "integrità, correttezza e buona fede" siano rivelabili, sarei disposto ad accettare fin d'ora qualche limite per evitare "messe alla gogna" basate su fatti irrilevanti ai fini d'indagine.

Roberto

Unknown ha detto...

Sono d'accordo con le sottolineature di Roberto, che trovo particolarmente chiare:

"tutti i comportamenti rilevati dalle intercettazioni che facciano ragionevolmente pensare ad una violazione di quei principi sono da rivelare" e quindi liberamente pubblicabili;

"Gli aspetti non in contrasto con essi o che riguardino dati strettamente personali (salute, orientamenti sessuali, problemi familiari, ecc. ) dovrebbero essere omessi dalla pubblicazione."

roberto ha detto...


Mi fa piacere che i criteri risultino chiari.

Rifacendoci alle leggi esistenti abbiamo già buone indicazioni.
La riforma della giustizia non dovrà faraltro, sul tema intercettazioni, che recepire ed eventualmente integrare quanto c'è già.