Giovanni
Legnini - Vicepresidente del Csm
Intervista
al Corriere della Sera - 27 agosto 2015
Penso da tempo che un intervento normativo sia
necessario. E' giunto il momento. Il Csm ha già espresso un parere sulla
delega del governo. I punti fermi sono: no a limitazioni nell'utilizzo delle
intercettazioni a fini di indagine; no a limitazioni del diritto di cronaca;
sì ad una disciplina più rigorosa sull'obbligo di stralcio e distruzione degli
ascolti irrilevanti ai fini d'indagine, prevedendo precise responsabilità e
sanzioni per chi le diffonde illecitamente. Si tratta di bilanciare tutti gli interessi
in gioco, compreso il diritto alla riservatezza.
Dacia
Maraini - Scrittrice e saggista
Articolo sul
Corriere della Sera – 28 luglio 2015
Quelle intercettazioni
che ci rivelano la realtà
Veramente
pensiamo che le intercettazioni siano un pericolo per la società
italiana? Veramente riteniamo che sia un abuso leggere sui giornali
ciò che pensano e si dicono in privato coloro che passano la vita ad
architettare inganni e abusi ai danni degli altri? L’uso fraudolento
delle intercettazioni è già punito per legge. C’è bisogno ora di
un’altra legge specifica, diretta principalmente ai giornalisti
che fanno, a volte con pericolo della vita, il proprio dovere di cronaca?
Chi difende la cosiddetta privacy, parte dal presupposto che la vita
delle persone che maneggiano denaro pubblico, che portano la responsabilità
di una delega, sia divisa in due: da una parte l’individuo riconosciuto,
che deve essere creduto per quello che dice in pubblico e dall’altra
l’uomo privato che è libero di frequentare gente della malavita,
calunniare, raccomandare le sue amanti, favorire gli affari dei
suoi amici. Ma sono veramente due spazi distinti? Colui che si occupa
delle cose pubbliche non dovrebbe piuttosto essere una sola persona,
le cui azioni corrispondano alle idee che propugna? Chi manovra i soldi
degli altri, chi esplica una delega, chi ha delle responsabilità pubbliche,
non può coltivare segreti, nemmeno privati, proprio perché è la sua
persona in toto che deve creare fiducia e affidabilità. Troppo comodo
pretendere che le proprie parole siano trasmesse attraverso i mezzi
di comunicazione nazionali e poi reclamare che alcune cose, dette
al telefono con gli amici, (che spesso risultano in realtà complici),
non siano ascoltate da orecchie indiscrete! In una società in cui la
sincerità è considerata un valore assoluto, in cui la menzogna è
un delitto da punire, capisco che il privato possa essere tutelato
più severamente. Ma in un Paese di sinistre complicità e fumosi silenzi
che coprono delitti giacenti insoluti da anni, in cui prevalgono
le doppie vite, le doppie dichiarazioni al fisco, le infinite omertà,
se la verità può essere conosciuta solo carpendola attraverso
spie telefoniche, crediamo davvero che questo danneggi la comunità?
Non sapremmo
niente di chi ha approfittato della ricostruzione dell’Aquila, tanto
per fare un esempio, non sapremmo niente dei gestori dell’ospedale Santa
Rita di Milano dove i medici facevano operazioni inutili per soldi,
non sapremmo niente degli abusi di Venezia e di Roma Capitale se non
ci fossero state le intercettazioni. Infatti i magistrati le difendono.
I manipolatori di soldi pubblici, le rifiutano. Indovinate perché.
12 commenti:
Il CSM propone di tutelare anche il diritto alla riservatezza, ma Dacia Maraini segnala opportunamente che la privacy non deve coprire comportamenti illeciti o anche solo scorretti.
Sono d’accordo con la scrittrice, ma non mi è chiaro come stabilire il confine fra aspetti da tutelare e quelli da rivelare.
Tu che ne pensi?
Manuela
Dato che il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici ( Dpr 62/2013) impone a tutti i "civil servants" di attenersi a principi di " integrità, correttezza e buona fede", è evidente che tutti i comportamenti rilevati dalle intercettazioni che facciano ragionevolmente pensare ad una violazione di quei principi sono da rivelare. Gli aspetti non in contrasto con essi o che riguardino dati strettamente personali (salute, orientamenti sessuali, problemi familiari, ecc. ) dovrebbero essere omessi dalla pubblicazione.
Gli obblighi di comportamento predetti si applicano anche a tutti i soggetti che, a qualsiasi titolo (incarichi, contratti di fornitura di beni e servizi, altro) collaborano con la Pubblica Amministrazione.
Ciao.
Roberto
Evidenziazioni molto utili ed opportune !
saluti
giuseppe nava
Grazie.
Ciao. Roberto
Ma c'è ancora un Parlamento libero? dove sono i parlamentari che "esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato"? Continuiamo a sperare nella onestà dei pochi.....
ciao!
eddi
Il tema che tocchi è molto delicato perchè esercitare il ruolo senza vincolo di mandato, pur essendo auspicabile sui temi che interpellano la coscienza di ciascuno, può portare, se esasperato, ad un pericoloso "trasformismo" (alla Razzi e Scilipoti, per intenderci). Sottostare pedissequamente alle direttive di partito,invece, può portare ad un ancora più pericoloso conformismo.
Il tema dele intercettazioni è, comunque, uno di quelli che richiedono un giudizio di coscienza ed è auspicabile quindi che i partiti lascino ai loro parlamentari la possibilità di esprimersi liberamente.
Ovviamente è anche compito dei membri del parlamento esercitare autonomamente tale diritto.
Ciao.
Roberto
Sono totalmente d'accordo con Dacia Maraini.questo non e' un paese qualunque,purtroppo.
Questo è il motivo per cui bisogna stare sempre con le antenne alzate per evitare che, nella disattenzione diffusa, venga fuori qualche norma-bavaglio sull'informazione.
In un paese mafioso come il nostro, le intercettazioni sono indispensabili. Il loro uso è talvolta pessimo per la pochezza giornalistica e l’immaturità dei lettori. Sono per la libertà assoluta per dare tempo al buonsenso di valutare ed evitare condanne a priori e sputtanamenti. D’altra parte le corporazioni con la pretesa di autoimmunità – fra cui quella politica, lontana anni luce dal paese – devono cessare. Sono la vera vergogna dell’Italia, altro che le intercettazioni!
Dario
E' certamente meglio la libertà assoluta, che tu privilegi, rispetto ai vincoli che alcune parti politiche vorrebbero porre agli organi d'informazione e che priverebbero i cittadini di conoscenze essenziali per capire con chi hanno a che fare.
Personalmente, una volta garantito che tutti i comportamenti contrari a "integrità, correttezza e buona fede" siano rivelabili, sarei disposto ad accettare fin d'ora qualche limite per evitare "messe alla gogna" basate su fatti irrilevanti ai fini d'indagine.
Roberto
Sono d'accordo con le sottolineature di Roberto, che trovo particolarmente chiare:
"tutti i comportamenti rilevati dalle intercettazioni che facciano ragionevolmente pensare ad una violazione di quei principi sono da rivelare" e quindi liberamente pubblicabili;
"Gli aspetti non in contrasto con essi o che riguardino dati strettamente personali (salute, orientamenti sessuali, problemi familiari, ecc. ) dovrebbero essere omessi dalla pubblicazione."
Mi fa piacere che i criteri risultino chiari.
Rifacendoci alle leggi esistenti abbiamo già buone indicazioni.
La riforma della giustizia non dovrà faraltro, sul tema intercettazioni, che recepire ed eventualmente integrare quanto c'è già.
Posta un commento