Visualizzazioni totali

sabato 28 gennaio 2012

Liberalizzazioni:la parola ai lettori

Il tema del post, suggerito da un frequentatore del blog è, come ha detto un altro partecipante, "quello all'ordine del giorno". Condivido l'opinione, espressa in un commento al post precedente, che il Governo stia facendo un ottimo lavoro ma che "nessuno è perfetto".
Ben venga, quindi, una riflessione critica e, magari, propositiva al riguardo. Pubblico i contributi di tre lettori, che sono diversi per taglio e tematiche trattate ma che pongono quesiti appropriati. Chiedo agli altri lettori di esprimersi in merito.

Professione forense
Il decreto "liberalizzazioni" comporterà l' abolizione del "tariffario" forense che stabilisce, per ogni attività compiuta dall' avvocato, un minimo ed un massimo .
Chiunque abbia un minimo di conoscenza del lavoro dell' avvocato, sa che per la predisposizione degli atti, ad esempio un precetto, devono essere indicate le voci di spesa di cui si chiede il pagamento.
Queste voci erano quantificate dal tariffario.
Con l' abolizione come verranno  redatti tutti questi atti?
Come verrà quantificato il " preventivo" di cui si parla, al cliente?
In caso di richiesta giudiziale di parcelle non pagate , come verranno liquidate dal giudice?
Come si determineranno le spese nelle procedure esecutive ora che non esiste più alcun parametro?
Sono tantissimi i casi in cui non si saprà come fare a portare avanti l' attività lavorativa.
Certamente non avrà mai avuto questo problema il Ministro che l' ha proposto, che ha come clienti politici e banche.
La vera liberalizzazione consisterebbe nell' abolizione dell' esame di stato e quindi un mercato aperto ai giovani, garantendo però a tutti una certezza nella determinazione del compenso.
Inoltre per tutte le categorie di lavoratori autonomi esiste un tariffario , vedi ad esempio quello delle Camere di Commercio.
A livello pratico si verrà a creare una situazione di paralisi totale non essendo di fatto possibile quantificare le spese nei vari atti dei procedimenti giudiziari.

Marina Colombo, avvocato

Imprese a partecipazione statale.

Si sta parlando molto, e giustamente, delle liberalizzazioni del nuovo governo Monti, che prevedono anche la privatizzazione delle imprese pubbliche, o la riduzione della loro partecipazione sotto il 40%, ma, a mio avviso, in un mondo di "diversamente onesti", questa cura è peggio della malattia.Secondo me le "imprese miste" sono molto pericolose, anche senza la maggioranza azionaria, perchè, oltre ad ingerenze di ogni tipo, tra gli interessi pubblici e quelli privati sono sempre i primi a farne le spese : gli utili sono privati e i debiti sono sempre pubblici.E' molto più logica una separazione netta tra chi lavora per lo Stato e chi per conto proprio, evitando di perstare il fianco ai soliti "furbetti del quartierino".   Non solo, sarebbe anche auspicabile che tutti i dipendenti dello Stato lavorassero 8 ore al giorno come tutti gli altri lavoratori, eliminando un ingiusto privilegio, fonte anche di doppio lavoro, nella migliore ipotesi in nero.    Si otterrebbe così un vero e consistente risparmio nelle spese dello Stato, diminuendo quella pletora burocratica che ci schiaccia.

Ermanno Pirola.


Stiamo attenti a chi aspetta di essere chiamato!!!

Centinaia di migliaia di pensionati e di persone vicine alla pensione 
non si sono stracciate le vesti, ne hanno bloccato l'Italia , anche se 
hanno perso i pensionati migliaia di euro ed i pensionandi almeno tre 
anni di pensione per un totale da 50.000 a più di 100.000 euro. Perchè 
le categorie ristrette ma rumorose perchè utilizzate o molto vicine  a 
professionisti, politici  e giornalisti devono fare tanto caos ? Che 
ci sia qualcuno che a parole è d'accordo ma aspetto che lo chiamino 
!!!. Lui ha i suoi canali ( la base del suo partito che ha sempre 
pensato al proprio particolare) . Stiamo attenti che vogliono tornare 
al potere anche se l'Italia va a picco.

Alfredo

6 commenti:

Ettore Oldrini ha detto...

Condivido quanto ha acritto Marina Colombo: liberalizzazione vuol dire facilitare l'accesso alle professioni, non eliminare qualunque riferimento tariffario.
La mia opinione è che, dove c'è totale libertà di fissare i prezzi, spesso si avvantaggia chi ha un forte potere contrattuale a spese di chi ne ha meno. Basta vedere cosa fanno i petrolieri, che aumentano sempre i prezzi alla pompa quando sale il costo del petrolio ma non l'abbassano quasi mai quando scende; o, per restare ai liberi mestieri, cosa succede quando si chiama un fabbro o un idraulico in situazioni di emergenza.
Per concludere: tariffe vincolanti no, ma indicazioni di riferimento assolutamente sì.

Anonimo ha detto...

Capisco la preoccupazione di Alfredo ma non credo che la sua ipotesi si avveri. Berlusconi ha molti difetti: conflitto d'interessi, stile di vita disdicevole, promesse non mantenute, ma non quello della stupidità; si è reso ben conto che cavalcare la protesta vuol dire mandare a picco l'Italia e lui non vuole fare la fine di Sansone. Il suo silenzio in proposito dice più di mille parole.

Gianni

A: Roselli ha detto...

Nelle privatizzazioni il principio guida dovrebbe essere: privatizzare quando nel mercato del bene o del servizio in questione sia possibile un regime di concorrenza:passare da un monopolio pubblico a uno privato non è auspicabile. Laddove esista un "monopolio naturale" , quindi ineliminabile, è bene non privatizzare.
A.Roselli

Franca Tondelli ha detto...

Si sta parlando nuovamente di privatizzare l'acqua, che è un vero monopolio naturale e che quindi dovrebbe essere mantenuta sotto controllo pubblico.
Se venisse ignorata l'opinione espressa dalla stragrande maggioranza dei cittadini con il referendum, dovremmo pensare ad una forte mobilitazione via internet, per ristabilire la sovranità popolare.

roberto ha detto...

Condivido totalmente l'idea
che dove ci sono monopoli naturali, non ci può essere rinuncia alla gestione pubblica, in primis per l'acqua.
Nelle libere professioni la liberalizzazione va bene, ma convengo che un tariffario di riferimento non guasterebbe (sarebbe utile anche per i fabbri e gli idraulici citati da Ettore).
Sono pure d'accordo con Gianni sulla posizione di Berlusconi verso il tema della protesta.
Con tutta la disistima che ho nei confronti della sua azione di governo, devo riconoscere che, da quando ha lasciato il ruolo di premier, ha saputo mettere da parte l'orgoglio e tenere un profilo basso, tale da non ostacolare l'azione del governo.E' un atto di responsabilità.

roberto ha detto...

La proposta fatta da Ermanno nel post a favore di una netta separazione fra pubblico e privato per il rischio che le perdite siano addossate al pubblico e i profitti mantenuti privati, mi sembra pertinente: basta pensare che nel decreto per la liberalizzazione dell'acqua, respinto a grande maggioranza dagli italiani con il recente referendum, si prevedeva di consentire ai privati un aumento delle tariffe, per garantire loro un reddito non inferiore al 7% annuo.
Per usare la terminologia di Ermanno, questa è proprio una mossa da "diversamente onesti" (ottima definizione!), altrimenti detti "furbetti del quartierino".

In un post dello scorso anno,avevo previsto che, malgrado il referendum, i politici avrebbero provato ancora a proporre la liberalizzazione dell'acqua: puntualmente, nei giorni scorsi, l'idea è stata ripresa dall'ex ministro Ronchi.
Ma anche questo tentativo fallirà.