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sabato 9 novembre 2013

Un'indispensabile riforma a costo zero

Il seguente articolo di Marco Sarti è stato pubblicato sul sito  Linkiesta del 1 novembre 2013 e riguarda la denuncia  fatta dal Sen. Pietro Ichino in Parlamento sulla frequente incomprensibilità delle leggi e sul potere che ne deriva alla "sottocasta" dei Dirigenti ministeriali.
Bisogna ridare a tutti i cittadini la possibilità di capire le norme che li governano. E' una riforma che non comporta oneri ma solo benefici, anche in termini di credibilità internazionale. 
Invitiamo il Governo e i Partiti - Movimenti  ad agire in tale direzione e a ristabilire il primato della politica sulla burocrazia. Noi stimoleremo l'attuazione di questa riforma e ne daremo conto ai lettori.

IL PARLAMENTO VOTA LEGGI CHE I SUOI MEMBRI NON CAPISCONO

 DOCUMENTI CRIPTICI, LINGUAGGIO PER POCHI INIZIATI: LE LEGGI SONO IN MANO AD ANONIMI DIRIGENTI DEI MINISTERI CHE NON NE RISPONDONO

L’intervento in Aula risale a qualche giorno fa, ma è tremendamente attuale. Si riferisce al decreto di razionalizzazione della pubblica amministrazione, ma potrebbe adattarsi alla maggior parte dei provvedimenti che passano tra Camera e Senato. E solleva un caso fin troppo evidente. Davvero i nostri parlamentari hanno piena consapevolezza di quello che votano?
È il 2 ottobre scorso, l’Aula di Palazzo Madama ha da poco confermato la fiducia al governo Letta. Nel primo pomeriggio inizia la discussione sul decreto 101. A prendere la parola è il senatore Pietro Ichino, non proprio uno sprovveduto. Il testo in esame, spiega ai colleghi senza troppi giri di parole, ha un «difetto grave di chiarezza». Anzi. «È un testo letteralmente illeggibile», conferma poco dopo tra lo stupore generale. E non si tratta di una mera questione tecnica. «Non è solo incomprensibile per i milioni e milioni di cittadini chiamati ad applicarlo, ma è illeggibile anche per gli addetti ai lavori, per gli esperti di diritto di lavoro e di diritto amministrativo». La questione sollevata è tutt’altro che banale. Il decreto «è illeggibile per noi stessi legislatori che lo stiamo discutendo».
Superato il primo imbarazzo, subentra la preoccupazione.Se neppure i nostri parlamentari hanno piena coscienza di quello che votano, chi decide le norme che regolano la nostra vita? «Ciò pone un problema politico di grande rilievo – continua Ichino in Aula – Se a comprendere il testo legislativo non è neppure lo stesso legislatore che lo approva, ma sono soltanto pochi sacerdoti dei sacri misteri, significa che, in realtà, il potere legislativo è esercitato da loro». Insomma, una casta nella casta. «Il problema è che quei sacerdoti dei sacri misteri non rispondono delle scelte di fronte al Paese».
I senatori del Movimento Cinque Stelle iniziano ad apprezzare l’intervento. Più tardi, raccontano alcuni di loro, andranno persino a congratularsi con il collega di Scelta Civica. Intanto Ichino prosegue il suo atto d’accusa. «Vi leggo solo un comma preso a caso. “Gli ordini e i collegi professionali sono esclusi dall’applicazione dell’articolo 2, comma 1, del decreto legge 6 luglio 2012, n.95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.135. Ai fini delle assunzioni, resta fermo, per i predetti enti, l’articolo 1, comma 505, penultimo periodo della legge 27 dicembre 2006, n.296». Silenzio. «Credo che in Aula, in questo momento, non ci sia una sola persona che sia in grado di dirci che cosa questo comma voglia dire». Probabilmente ha ragione. A questo punto il resoconto stenografico registra un sonoro applauso.
Il bello è che la criptica stesura dei nostri provvedimenti finisce per mettere in difficoltà anche le istituzioni straniere. Con conseguenze altrettanto gravi. Ichino solleva il caso dei funzionari dell’Unione europea che ormai «considerano inutile tradurre i nostri testi legislativi». Difficile dargli torto. “Perché, anche se tradotti, essi non sono in grado di capirne minimamente il significato». E dire che l’Italia è già stata avvertita. Con il Decalogue for Smart Regulation del 2009, ricorda il senatore montiano, l’Unione Europea ha ammonito il nostro Paese «a legiferare in modo immediatamente comprensibile per tutti coloro ai quali la norma è destinata». Sembra semplice buonsenso. «A mio avviso – prosegue Ichino – si tratta di un principio basilare della democrazia».
Eppure nel recente passato non mancano esempi positivi. Ichino cita lo Statuto dei lavoratori del 1970. Un testo che «in quaranta articoli definiva praticamente tutto il nuovo diritto del lavoro». Diffuso in milioni di copie, permise a tutti i cittadini di conoscere nel dettaglio «la disciplina della malattia, del licenziamento, del trasferimento o delle rappresentanze sindacali». Oggi cosa accadrebbe? «Ipotizziamo che venga distribuito in milioni di copie questo testo che siamo chiamati a esaminare, e chiediamoci quanti italiani, fra tre mesi, saranno in grado di dire che cosa esso contiene». Non è il caso di rispondere.

17 commenti:

Francesco Mancini ha detto...

Buongiorno Roberto,
questo dei Burocrati è un problema vecchio,ne parlarono già Giavazzi e Alesina dicendo che occorrerebbe fare come in America in cui quando cambia il Governo cambiano anche tutti i principali Funzionari di Stato.Perchè in Italia non avviene? Sempre per colpa di una politica incapace e corrotta che teme ricatti e ripercussioni elettorali.
Ricordiamoci sempre che il"pesce puzza dalla testa".

Un saluto Francesco

Fausto ha detto...

Alla luce di quanto espresso viene spontaneo domandarsi:
Ma in quale democrazia viviamo se a comprendere il testo legislativo non e' neppure lo stesso legislatore che lo approva?
Forse c'è' qualcosa che non funziona.
Fausto

Dario ha detto...

C'è tutto che non funziona in questa politica, in questa casta che è divenuta chiaramente una dittatura nella democrazia: della seconda si fa beffe a più non posso. Si ricordi il caso Shabalayeva e quello recente della Cancellieri. Tutto cò significa che l'azione moralizzatrice e sacrosanta da parte dei cittadini dovrà essere responsabile, incisiva e instancabile. Da noi l'individualismo è eccessivo e controproducente per il concetto di vita in comune. Siamo molto inditro rispetto alle democrazie vere.

roberto ha detto...


Rispondo a Francesco:

lo "spoil system" americano ha l'indubbio vantaggio di rinnovare la dirigenza ad ogni cambio di Amministrazione, evitando incrostazioni e la creazione di centri di potere enormi e spesso occulti.
Nel recente intervento a "Servizio Pubblico" vi ha fatto riferimento Renzi.
La prospettiva dello spoil system è lontana nel nostro Paese ma, per anadare sul concreto penso che sia opportuno verificare la disponibilità di Renzi e del Sen. Ichino ad andare oltre la denuncia e a prendere iniziative per affrontare il problema.
Roberto

roberto ha detto...


Rispondo a Fausto:

Vi è certamente qualcosa che non funziona: probabilmente le leggi incomprensibili hanno fatto comodo anche alla politica per far passare cose che era meglio nascondere. Ma ora "il servo è diventato padrone" e quindi i politici sono in balia dei burocrati.
Il supporto costruttivo dei cittadini potrebbe essere utile a ristabilire un giusto equilibrio e a ottenere una maggiore trasparenza. La prima idea che mi viene al riguardo è quella di censire tramite internet, e magari con il supporto di qualche giurista, le leggi più complicate e chiamare i loro relatori politici e gli estensori burocratici a renderne conto ai cittadini.
Roberto

roberto ha detto...


Rispondo a Dario:

sono d'accordo con quanto scrivi: "l'azione dei cittadini dovrà essere responsabile, incisiva e instancabile".
E' venuta l'ora di rimboccarsi le maniche ed agire: chi ci stà a lavorare per verificare con i politici più avvertiti cosa si può fare ?
Potrem mo, è un altro esempio, avviare un progetto "Leggi trasparentI" e scrivere a tutti i parlamentari per verificare chi è disponibile a contribuire presentando proposte di legge comprensibili al comune cittadino.
Un'altra via è leggere le proposte del corrente anno e verifcare come si trovano in termini di trasparenza.
Attendo altre proposte sul metodo, dato che l'obiettivo è chiarissimo: avere leggi che chiunque possa capire.

Laura ha detto...

Mi inchino ad Ichino,con viva e vibrante soddisfazione e....con la speranza che venga ascoltato!

roberto ha detto...


Bello il tuo gioco di parole, con rimembranze crozziane!
Credo che possiamo dare una mano perchè venga ascoltato.

Fausto ha detto...

Roberto,

La tua idea mi sembra valida, ma mi domando se non esista il rischio di combattere contro i mulini a vento. Quanto stiamo vivendo al momento dimostra a chiare lettere quanta dispomibilita' vi sia, da parte dei soliti politici di lasciare libero lo scranno. Fino a quando la vecchia politica avrà' il sopravvento sulle nuove leve impegnate a modificare l'intero sistema, credo sarà' impossibile imprimere una svolta definitiva a questo povero paese.
Fausto

roberto ha detto...


Il rischio che evidenzi c'è sempre ma, per esperienza, so che quando i politici sono messi "sotto tiro" in modo, come dice Dario " responsabile, incisivo e instancabile" sono costretti a dare ascolto ai cittadini. Un problema dell'Italia è che troppo spesso i cittadini s'infiammano ma poi, al primo o secondo ostacolo, si arrendono. E' quello che noi non dobbiamo fare e non faremo.

Se per"nuove leve" intendi il M5S, ritengo che su temi specifici come quello proposto possa dare un valido contributo; per verificare, basta chiederlo.
In conclusione, le difficoltà ci sono ma il compito non è impossibile.
Roberto

Umberto ha detto...

Caro Roberto,

E’ giusto e sacrosanto: ristabiliamo il primato della politica sulla burocrazia; ma innanzitutto chiariamo: “ri-stabiliamo” significa ripristinare qualcosa che “prima” c’era. Potremmo aprire un dibattito su questo punto, ma lasciamo da parte i sofismi ed entriamo nell’argomento.

Non c’è dubbio che sia la politica ad iniziare ed a proporre un progetto: aboliamo l’IMU, blocchiamo le pensioni, tassiamo le banche, inaspriamo le pene per le infrazioni al codice stradale e una miriade di altre iniziative sono senza dubbio politiche, né può essere diversamente. Ma fra l’enunciazione di un progetto e la sua messa nero su bianco corre un bel po’ di strada, e su di essa troviamo persone che di volta in volta e a seconda delle opinioni e delle convenienze chiameremo esperti, o tecnici, o burocrati; chiunque essi siano, sono persone estranee alla politica. Poco importa che appartengano alla struttura dei partiti, o ad istituzioni “indipendenti” o, come più spesso accade, alla macchina parlamentare o ministeriale: sono degli ausili indispensabili per mettere in forma accettabile una proposta di legge. Nessun politico è in grado, da solo o anche con l’apporto di suoi colleghi, di redigere una proposta di legge; ma il ricorso all’apporto della burocrazia comporta il rischio di un linguaggio da burocrati, appunto: La correzione “politica” ai fini di una maggiore chiarezza comporta però il rischio di inesattezze: un lavoro difficile e delicato, che non tutti sanno fare.

Non è finita: durante l’iter parlamentare vi sono numerosi passaggi, in commissione e in aula, in ognuno dei due rami del parlamento, negli uffici legislativi ed altro, con innumerevoli emendamenti e correzioni: quello che viene fuori alla fine è un patchwork nel quale è spesso difficile orientarsi e trovare un nesso logico. Se il testo di una legge è incomprensibile, farcito di termini incomprensibili o di frasi incoerenti, è difficile far risalire la colpa a qualcuno, politico o burocrate o tecnico: la colpa è collettiva, del sistema. Si potrà migliorarlo, ma certamente non lo si potrà cambiare – perché nonostante tutto funziona. E funziona così in tutto il mondo occidentale, non solo in Italia.

Resta il problema del potere burocratico, “che spesso sovrasta quello politico”; il progressivo rovesciamento di posizioni, dei tecnici che prevalgono sul potere che dovrebbe invece dirigerli, è un processo irreversibile, iniziato cento anni fa e che ancora continua. Nel 1946 è uscito un libro, “La rivoluzione dei tecnici” di James Burnham, un economista-sociologo: è un’opera valida ancor oggi, che consiglio abbia voglia di fermarsi a riflettere sulle evoluzioni della nostra società; qualche copia è ancora reperibile su Internet. Burnham constatava, settant’anni fa ormai, come in un’economia di mercato il potere passa progressivamente dalle mani dei “padroni” a coloro che sono in possesso dell’informazione, intesa come know-how in senso lato. In politica, mutatis mutandis, è la stessa cosa: il vero potere è nelle mani di coloro che sanno far funzionare il sistema, non di quelli che credono di dirigerlo

Per preservare l’egemonia della politica ci sarebbe una soluzione: formare una classe di politici con competenze specifiche e professionali, o chiamare a far politica coloro che hanno competenze specifiche. La prima alternativa è chiaramente solo teorica, la seconda non sembra abbia dato, alla luce dei fatti, risultati eclatanti. Anche qui, si può migliorare il sistema, ma cambiarlo porterebbe al disastro.

Ciao,

Umberto






roberto ha detto...


Caro Umberto,
grazie per le tue articolate considerazioni, come sempre puntuali e significative.
Sulla "rivoluzione dei tecnici", di cui ha parlato per primo Burnham, non ci piove, così come sul fatto che i politici non possono, di norma, fare i tecnici e i tecnici spesso, come politici, fanno fiasco. Ci vuole la divisione, ma anche la complementarietà dei ruoli.
E' vero anche che fare le leggi è complesso, ma il risultato finale, oltre che tecnicamente corretto, deve essere compresnibile. L'esempio fatto da Ichino dello Statuto dei Lavoratori ne è una dimostrazione.
Inoltre solo in Italia è possibile fare leggi composte di un solo articolo, con dentro centinata di commi fatti solo di rimando ad altre leggi, senza specifica dei loro contenuti: è un gioco a nascondino che fa comodo ai "sacerdoti dei sacri misteri", di cui parla Ichino. IL cerchio va spezzato.
Ciao. Roberto

Elio Veltri ha detto...

Caro Roberto, ho inviato l'articolo di Ichino a Villani chiedendo di pubblicarlo sul giornale on line che dirigo www.democrazialegalita.it. Mi sono occupato a lungo di dell'argomento di cui parla Ichino e ne ho scritto nei miei libri con relative proposte. Nel 1995 ho pubblicato Manifesto per un paese normale( Baldini e Castoldi) nel quale ho dedicato alcuni capitoli all'amministrazione e alla legislazione. A proposito citavo Beccaria il quale in " Per prevenire i delitti" scriveva che le leggi devono essere " Chiare, semplici e che tutta la forza della nazione sia condensata a difenderle, e nessuna parte di essa sia impiegata a distruggerle". Io aggiungevo:" le leggi sono come i monumenti. Per essere rispettate devono durare nel tempo e devono essere conosciute dai cittadini". E ancora:" fare poche leggi per cancellarne 100 mila". In più proponevo "di istituire un Osservatorio per l'impatto legislativo( che ho continuato a proporre per 20 anni) con il compito di seguire l'iter delle leggi, di conoscerne i finanziamenti e l'applicazione in tempo reale, di evidenziarne gli intoppi, di valutarne l'efficacia". Fatica e tempo sprecati! Vorrei parlarti del Progetto socialista che sto cercando di portare avanti. Ciao Elio

roberto ha detto...

Caro Elio, condivido le tue considerazioni su come dovrebbero essere fatte e considerate le leggi e,data la tua specifica competenza in materia, ci terrei che tu partecipassi al progetto "Leggi trasparenti" cui ho fatto cenno in una precedente risposta. Se sei d'accordo, fammelo sapere.
Quando passi da Milano fatti vivo; così potremo parlare del tuo progetto politico.
Ciao. Roberto

Paolo ha detto...


Rispondo a Umberto:

C’è un sistema, sentito a Ballarò dell’ultima settimana: ogni nuova legge, se ne aboliscano almeno due. Viceversa finiremo seppelliti dalle leggi, che sono il “prodotto” dei deputati regionali, nazionali, europei. La cultura delle policy, inoltre, nate giusto a inizio anni 50…



roberto ha detto...

L'idea è interessante data l'inarrestabile produzione legislativa a tutti i livelli ma bisognerebbe valutare se e come sia praticabile. Alcuni quesiti al riguardo: chi sceglie le leggi da buttare? si butta in toto o in parte? nel primo caso, si possono creare vuoti normativi?
Forse bisognerebbe guardare se in altri Paesi il problema è stato affrontato e risolto.
Roberto

roberto ha detto...

La discussione è stata vivace e significativa ma mi pare che l'ipotesi da me fatta di una mobilitazione per un progetto "Leggi trasparenti" non abbia trovato un concreto consenso.
Per il momento la accantono in attesa di tempi migliori.
Resta la speranza, espressa da Laura e da me condivisa, che l'appello di Ichino venmga ascoltato.
Roberto