Nel dibattito che è seguito al post precedente ho espresso l’opinione
che il nostro sistema politico rischi
un’ulteriore involuzione se ad un centrosinistra messo al centro della scena
politica dal dinamismo di Renzi si contrappone un centrodestra conflittuale,
frammentato e reso debole dalla mancanza di un vero progetto politico.
Sul da farsi ho scritto, rispondendo ad un lettore, quanto
segue:
“La mia idea è
comunque che il centrodestra debba puntare a rianimare fortemente lo spirito
imprenditoriale, fortemente diffuso nel nostro Paese, non tanto con la logora
formula del berlusconismo ( togliere o scavalcare le regole, chiudere un occhio
sull'evasione, ecc) che ha fallito, ma con una visione fortemente aperta e
competitiva del ruolo che il Sistema Italia può avere, per le sue
caratteristiche di creatività, gusto e innovazione nel panorama economico
mondiale.
Chi può giocare questa partita? Al momento nessuno è pronto ma nel probabile rimescolamento che seguirà alle regionali potrebbero emergere leadership e nuove alleanze capaci di sviluppare questa ipotesi. Se il centro destra non riesce a pensare in grande non ce la può fare a competere con il PD di Renzi o con il futuro Partito della Nazione.”
Chi può giocare questa partita? Al momento nessuno è pronto ma nel probabile rimescolamento che seguirà alle regionali potrebbero emergere leadership e nuove alleanze capaci di sviluppare questa ipotesi. Se il centro destra non riesce a pensare in grande non ce la può fare a competere con il PD di Renzi o con il futuro Partito della Nazione.”
Il risultato delle elezioni regionali conferma l’opinione
predetta perché là dove il centrodestra si è presentato unito, come in Liguria,
ha dimostrato di essere competitivo e la
mancanza di un progetto politico credibile ha fortemente ridimensionato Forza
Italia e le ambizioni del suo leader. Inoltre il rimescolamento c’è stato ed è
emersa una nuova leadership nel centrodestra
La forte ascesa di Salvini, anche in roccaforti “rosse” come la Toscana e pure nelle regioni
meridionali indica che spetta ora a lui guidare il centrodestra e tentarne il rilancio.
Ma il punto è vedere con quale programma, in quanto i temi su cui ha basato la
sua campagna elettorale ( i problemi concreti della gente, l’immigrazione
incontrollata, la sicurezza, ecc) per quanto evidentemente condivisi da molti,
non sono sufficienti a federare le diverse anime di questa area politica e a
creare una forza attrattiva per coloro che se ne sono allontanati, rifugiandosi
magari nell’astensione.
”Pensare in grande” vuol dire elaborare un progetto
all’altezza della sfida che il nostro Paese deve affrontare per riprendere un
virtuoso cammino di crescita. Tale progetto dovrebbe proporsi l’ ideazione e lo sviluppo di un vero e
proprio “Rinascimento imprenditoriale” diffuso.
Contrariamente a quanto dicono molti il problema centrale
del nostro Paese non è “il lavoro” e neppure “la crescita e il lavoro”, ma ciò
che sta a monte di entrambi e che li determina, cioè “il fare impresa”.
Nell’attuale contesto economico il
rilancio della crescita e dell’occupazione non possono venire,infatti,
dall’iniziativa dello Stato e da politiche di investimento di tipo
“keynesiano” ( cioè finanziate in
deficit) perché ciò porterebbe alla bancarotta dello Stato e quindi alla sua
uscita dall’euro.
L’unica strada percorribile
è quella di stimolare gli investimenti privati
con riforme istituzionali e con politiche industriali “business
friendly”, cioè capaci di attrarre e di
mobilitare i capitali sia interni che internazionali. Su questo terreno il
Governo si sta muovendo bene, ad esempio con la riforma del lavoro, con le
norme anticorruzione , con il riassetto delle banche popolari, con la
facilitazione agli investimenti stranieri
(es. Electrolux, Thyssen, forse Whirpool). Ma dato che è questo il terreno
su cui si vinceranno le sfide politiche future, non bisogna dimenticare che il
mondo dell’impresa è culturalmente e storicamente più vicino al centrodestra
che al centrosinistra e che, quindi, le forze di centrodestra potrebbero giocarsela alla grande se sapessero superare l’obsoleto modello del passato. Tale
modello, sotto l’appetibile cappello delle “libertà”, ha in realtà mirato ad
una pericolosa “deregulation” , fatta di rimozione dei controlli, copertura e
stimolo all’evasione fiscale tramite i ripetuti condoni, fino all’aberrazione
estrema di far coincidere, con la Legge Obiettivo del 2001, il controllore con
il controllato, il che ha portato alla mostruosa situazione delle Grandi Opere,
in cui le imprese appaltatrici nominavano
il Direttore dei Lavori incaricato di controllarle. Tutti provvedimenti che
hanno portato ad una grave alterazione della concorrenza e al proliferare delle
pratiche corruttive. La ciliegina sulla torta è la recente scoperta degli accordi
sottobanco fra Mediaset e Sky per spartirsi il mercato della pay-tv, creando di
fatto un monopolio in tale settore
Il centrodestra può
risorgere solo puntando a favorire un sistema davvero liberale, di effettiva concorrenza,
capace di stimolare il dinamismo del
nostro apparato produttivo che, malgrado la pesantissima crisi, è pur sempre il
secondo in Europa e sta dimostrando
di essere, in vari settori, assai
competitivo nel mondo globalizzato.
E’ inoltre necessario puntare in modo deciso sui giovani , che
hanno ormai capito di non poter contare sul posto fisso e che attendono di
essere aiutati a mettersi in proprio,
dato che la situazione attuale offre enormi opportunità a chi sappia vederle,
sia nei settori più tradizionali, ad esempio :agricoltura, manutenzione dei
beni privati , cura delle persone, commercio fisico, sia in quelli più evoluti : nuove applicazioni
per apparecchi digitali portatili, commercio elettronico, solo per citarne
alcuni. Segnalo, come esempio significativo, l’iniziativa di cinque venticinquenni, già compagni di scuola,
che hanno lanciato l’app Praber che consente
di incrociare la domanda di
operatori per la casa (baby sitter, fabbro, idraulico, manutentore, ecc) con le offerte dei professionisti,
opportunamente selezionati e poi valutati dai clienti.
Per fare tutto questo ci vuole un forte scatto di creatività
e di progettualità che il centrodestra dovrebbe
realizzare con il contributo di
alcuni dei migliori imprenditori italiani, individuati ovviamente fra quelli vicini a tale area
politica ed anche fra i più giovani che,
in taluni casi, hanno dato luogo a start up di rilevanza mondiale. Sarebbe poi
interessante che, su questo virtuoso terreno, vi fosse un’utile competizione fra
centrodestra e centrosinistra , che gioverebbe allo sviluppo del Paese.
La domanda a questo punto è:
sarà in grado Salvini di accettare questa sfida?
6 commenti:
Il tuo articolo presenta una visione di sviluppo per l'Italia, che condivido appieno: la via della crescita da noi passa attraverso il facilitare la formazione e lo sviluppo delle imprese.
Ai politici che, nonostante tutto, lo sapranno fare ridando certezza di futuro andrà la riconoscenza del Paese.
Si tratta di capire chi è in grado di farlo.
Infatti, quella è la questione. Non c'è dubbio che, in base ai numeri, spetti a Salvini provarci, ma bisogna vedere se riuscirà a superare un approccio che è stato premiante per raccogliere consensi ma che non può bastare per un obiettivo più grande.
Non sottovaluterei comunque le sue capacità di adattamento ad un nuovo contesto che lo responsabilizza molto di più di quello della pura protesta.
Ora deve dimostrare di saper elaborare un progetto per il Paese. Stiamo a vedere.
Purtroppo con Salvini siamo alla demagogia pura. Una destra così sarebbe meglio sparisse. E con essa l’intera classe politica attuale. Noi continuiamo a ragionare di gente che ci rappresenta nella speranza valga qualcosa. Non credo sia così, anche se generalizzare è peccato. Salviamo pure i tanti volonterosi, ma sono appunto volonterosi (così come nella vita civile esistono i volontari, senza i quali l’Italia s’incepperebbe): è il sistema che non funziona più. Certi personaggi non dovrebbero poter arrivare a certi posti di comando. Flatus voci. Ma almeno provare, impegnarsi di più con la testa e meno con la pancia.
Dario
Che cii sia stata della demagogia nella propaganda elettorale della Lega non c'è dubbio, ma gli elettori giudicano e si convincono anchein base ad altri parametri più sostanziali: la maggioranza assoluta avuta da Zaia in Veneto è il chiaro riconoscimento di un buon governo che nessuna demagogia può cancellare.
Roberto
Fra le varie cause del formidabile successo della Lega metterei al primo posto la pessima gestione del tema immigrazione a livello nazionale e internazionale. L'Europa fa il grande sforzo di accettare 48000 profughi divisi in 28 Paesi e spalmati in più anni, ma intanto la creazione di una flotta internazionale nel Mediterraneo fa passare il numero degli sbarcati in Italia da qualche centinaio a punte di oltre 4000 al giorno. La sproporzione è macroscopica e portatrice di grossi guai.
Ban Ki Moon è contrario alla distruzione dei barconi, che pure sono oggetto di reato e l'Italia subisce l'incapacità di tutti i poteri di guardare in faccia la realtà: non possiamo accogliere chiunque salga su un barcone. E' ora che il Governo si svegli.
Franco
Sono d'accordo con te Purtroppo nel problema italiano si sommano e si rinforzano a vicenda due concause: un buonismo e un terzomondismo irresponsabili, dilaganti in varie forze politiche e nei media, e l'ecumenismo della Chiesa cattolica che predica l'accoglienza ad oltranza ma non tiene conto che, se la Divina Provvidenza è infinita, quella degli uomini purtroppo non lo è.
Anche Renzi, che pure è un decisionista, sta in mezzo al guado: la disponibilità di una flotta internazionale doveva servire a contrastaere i mercanti di carne umana e di morte, ma finora di concreto non si è visto alcunchè. E intanto l'immigrazione incontrollata aumenta, il disagio sociale pure, così come i rischi che ne conseguono.
Se le cose continuano in questo modo la Lega, che è l'unica forza intenzionata a porre un freno all'attuale deriva, diventerà il primo partito a livello nazionale.
Renzi farebbe bene ad andare, oltre che in Afganistan, anche in Libia e trattare direttamente - come rappresentante del Paese più coinvolto - con i vari poteri locali. La missione è difficile ma stare a braccia conserte vuol dire alimentare il già forte scontento nazionale.
Roberto
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