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lunedì 1 giugno 2015

Come rilanciare il centrodestra? Ora tocca a Salvini



Nel dibattito che è seguito al  post precedente ho espresso l’opinione che  il nostro sistema politico rischi un’ulteriore involuzione se ad un centrosinistra messo al centro della scena politica dal dinamismo  di Renzi  si contrappone un centrodestra conflittuale, frammentato e reso debole dalla mancanza di un vero progetto politico.
Sul da farsi ho scritto, rispondendo ad un lettore, quanto segue:
“La mia idea è comunque che il centrodestra debba puntare a rianimare fortemente lo spirito imprenditoriale, fortemente diffuso nel nostro Paese, non tanto con la logora formula del berlusconismo ( togliere o scavalcare le regole, chiudere un occhio sull'evasione, ecc) che ha fallito, ma con una visione fortemente aperta e competitiva del ruolo che il Sistema Italia può avere, per le sue caratteristiche di creatività, gusto e innovazione nel panorama economico mondiale.
Chi può giocare questa partita? Al momento nessuno è pronto ma nel probabile rimescolamento che seguirà alle regionali potrebbero emergere leadership e nuove alleanze capaci di sviluppare questa ipotesi. Se il centro destra non riesce a pensare in grande non ce la può fare a competere con il PD di Renzi o con il futuro Partito della Nazione.”
Il risultato delle elezioni regionali conferma l’opinione predetta perché là dove il centrodestra si è presentato unito, come in Liguria, ha dimostrato di essere competitivo  e la mancanza di un progetto politico credibile ha fortemente ridimensionato Forza Italia e le ambizioni del suo leader. Inoltre il rimescolamento c’è stato ed è emersa una nuova leadership nel centrodestra
La forte ascesa di Salvini, anche in roccaforti  “rosse” come la Toscana e pure nelle regioni meridionali indica che spetta ora  a lui  guidare il centrodestra e tentarne il rilancio. Ma il punto è vedere con quale programma, in quanto i temi su cui ha basato la sua campagna elettorale ( i problemi concreti della gente, l’immigrazione incontrollata, la sicurezza, ecc) per quanto evidentemente condivisi da molti, non sono sufficienti a federare le diverse anime di questa area politica e a creare una forza attrattiva per coloro che se ne sono allontanati, rifugiandosi magari nell’astensione.
”Pensare in grande” vuol dire elaborare un progetto all’altezza della sfida che il nostro Paese deve affrontare per riprendere un virtuoso cammino di crescita. Tale progetto dovrebbe proporsi l’ ideazione e lo sviluppo di un vero e proprio “Rinascimento imprenditoriale” diffuso.
Contrariamente a quanto dicono molti il problema centrale del nostro Paese non è “il lavoro” e neppure “la crescita e il lavoro”, ma ciò che sta a monte di entrambi e che li determina, cioè “il fare impresa”. Nell’attuale contesto economico  il rilancio della crescita e dell’occupazione non possono venire,infatti, dall’iniziativa dello Stato e da politiche di investimento di tipo “keynesiano”  ( cioè finanziate in deficit) perché ciò porterebbe alla bancarotta dello Stato e quindi alla sua uscita dall’euro.
L’unica strada percorribile è quella di stimolare gli investimenti privati  con riforme istituzionali e con politiche industriali “business friendly”, cioè capaci di attrarre  e di mobilitare i capitali sia interni che internazionali. Su questo terreno il Governo si sta muovendo bene, ad esempio con la riforma del lavoro, con le norme anticorruzione , con il riassetto delle banche popolari, con la facilitazione agli investimenti stranieri  (es. Electrolux, Thyssen, forse Whirpool). Ma dato che è questo il terreno su cui si vinceranno le sfide politiche future, non bisogna dimenticare che il mondo dell’impresa è culturalmente e storicamente più vicino al centrodestra che al centrosinistra e che, quindi, le forze di centrodestra  potrebbero giocarsela alla grande se  sapessero  superare l’obsoleto modello del passato. Tale modello, sotto l’appetibile cappello delle “libertà”, ha in realtà mirato ad una pericolosa “deregulation” , fatta di rimozione dei controlli, copertura e stimolo all’evasione fiscale tramite i ripetuti condoni, fino all’aberrazione estrema di far coincidere, con la Legge Obiettivo del 2001, il controllore con il controllato, il che ha portato alla mostruosa situazione delle Grandi Opere, in cui le imprese appaltatrici  nominavano il Direttore dei Lavori incaricato di controllarle. Tutti provvedimenti che hanno portato ad una grave alterazione della concorrenza e al proliferare delle pratiche corruttive. La ciliegina sulla torta è la recente scoperta degli accordi sottobanco fra Mediaset e Sky per spartirsi il mercato della pay-tv, creando di fatto un  monopolio in tale settore
Il centrodestra può risorgere solo puntando a favorire un sistema davvero liberale, di effettiva concorrenza, capace di  stimolare il dinamismo del nostro apparato produttivo che, malgrado la pesantissima crisi, è pur sempre il secondo in Europa e sta  dimostrando di essere, in vari settori,  assai competitivo nel mondo globalizzato.
 E’ inoltre necessario puntare in modo deciso sui giovani , che hanno ormai capito di non poter contare sul posto fisso e che attendono di essere aiutati a mettersi in proprio, dato che la situazione attuale offre enormi opportunità a chi sappia vederle, sia nei settori più tradizionali, ad esempio :agricoltura, manutenzione dei beni privati , cura delle persone, commercio fisico,  sia in quelli più evoluti : nuove applicazioni per apparecchi digitali portatili, commercio elettronico, solo per citarne alcuni. Segnalo, come esempio significativo, l’iniziativa di  cinque venticinquenni, già compagni di scuola, che hanno lanciato l’app Praber che consente  di incrociare  la domanda di operatori per la casa (baby sitter, fabbro, idraulico,  manutentore, ecc)  con le offerte dei professionisti, opportunamente selezionati e poi valutati dai clienti.
Per fare tutto questo ci vuole un forte scatto di creatività e di progettualità che il centrodestra dovrebbe  realizzare con il contributo di  alcuni dei migliori imprenditori italiani, individuati  ovviamente fra quelli vicini a tale area politica ed  anche fra i più giovani che, in taluni casi, hanno dato luogo a start up di rilevanza mondiale. Sarebbe poi interessante che, su questo virtuoso terreno, vi fosse un’utile competizione fra centrodestra e centrosinistra , che gioverebbe allo sviluppo del Paese.
La domanda a questo punto è:  sarà in grado Salvini di accettare questa sfida?

6 commenti:

Unknown ha detto...

Il tuo articolo presenta una visione di sviluppo per l'Italia, che condivido appieno: la via della crescita da noi passa attraverso il facilitare la formazione e lo sviluppo delle imprese.
Ai politici che, nonostante tutto, lo sapranno fare ridando certezza di futuro andrà la riconoscenza del Paese.
Si tratta di capire chi è in grado di farlo.

roberto ha detto...

Infatti, quella è la questione. Non c'è dubbio che, in base ai numeri, spetti a Salvini provarci, ma bisogna vedere se riuscirà a superare un approccio che è stato premiante per raccogliere consensi ma che non può bastare per un obiettivo più grande.
Non sottovaluterei comunque le sue capacità di adattamento ad un nuovo contesto che lo responsabilizza molto di più di quello della pura protesta.
Ora deve dimostrare di saper elaborare un progetto per il Paese. Stiamo a vedere.

Dario Lodi ha detto...

Purtroppo con Salvini siamo alla demagogia pura. Una destra così sarebbe meglio sparisse. E con essa l’intera classe politica attuale. Noi continuiamo a ragionare di gente che ci rappresenta nella speranza valga qualcosa. Non credo sia così, anche se generalizzare è peccato. Salviamo pure i tanti volonterosi, ma sono appunto volonterosi (così come nella vita civile esistono i volontari, senza i quali l’Italia s’incepperebbe): è il sistema che non funziona più. Certi personaggi non dovrebbero poter arrivare a certi posti di comando. Flatus voci. Ma almeno provare, impegnarsi di più con la testa e meno con la pancia.



Dario

roberto ha detto...


Che cii sia stata della demagogia nella propaganda elettorale della Lega non c'è dubbio, ma gli elettori giudicano e si convincono anchein base ad altri parametri più sostanziali: la maggioranza assoluta avuta da Zaia in Veneto è il chiaro riconoscimento di un buon governo che nessuna demagogia può cancellare.

Roberto

Franco Trotta ha detto...

Fra le varie cause del formidabile successo della Lega metterei al primo posto la pessima gestione del tema immigrazione a livello nazionale e internazionale. L'Europa fa il grande sforzo di accettare 48000 profughi divisi in 28 Paesi e spalmati in più anni, ma intanto la creazione di una flotta internazionale nel Mediterraneo fa passare il numero degli sbarcati in Italia da qualche centinaio a punte di oltre 4000 al giorno. La sproporzione è macroscopica e portatrice di grossi guai.
Ban Ki Moon è contrario alla distruzione dei barconi, che pure sono oggetto di reato e l'Italia subisce l'incapacità di tutti i poteri di guardare in faccia la realtà: non possiamo accogliere chiunque salga su un barcone. E' ora che il Governo si svegli.

Franco

roberto ha detto...

Sono d'accordo con te Purtroppo nel problema italiano si sommano e si rinforzano a vicenda due concause: un buonismo e un terzomondismo irresponsabili, dilaganti in varie forze politiche e nei media, e l'ecumenismo della Chiesa cattolica che predica l'accoglienza ad oltranza ma non tiene conto che, se la Divina Provvidenza è infinita, quella degli uomini purtroppo non lo è.
Anche Renzi, che pure è un decisionista, sta in mezzo al guado: la disponibilità di una flotta internazionale doveva servire a contrastaere i mercanti di carne umana e di morte, ma finora di concreto non si è visto alcunchè. E intanto l'immigrazione incontrollata aumenta, il disagio sociale pure, così come i rischi che ne conseguono.
Se le cose continuano in questo modo la Lega, che è l'unica forza intenzionata a porre un freno all'attuale deriva, diventerà il primo partito a livello nazionale.
Renzi farebbe bene ad andare, oltre che in Afganistan, anche in Libia e trattare direttamente - come rappresentante del Paese più coinvolto - con i vari poteri locali. La missione è difficile ma stare a braccia conserte vuol dire alimentare il già forte scontento nazionale.

Roberto