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venerdì 1 luglio 2011

Il fiuto di Di Pietro - seconda parte

Ho deciso di tornare sul tema per dare alcuni chiarimenti e fare integrazioni a quanto scritto in precedenza.
Oltre al commento pubblicato nel blog, ho ricevuto diverse osservazioni verbali del tipo: "ma allora tu tieni per Di Pietro".
Vorrei precisare a questo proposito che non sono mai stato un elettore dell'IDV; sono un moderato che alle recenti elezioni amministrative, come molti altri, ha deciso di cambiare, soprattutto perchè non intendevo aderire al "referendum pro Berlusconi" che era stato chiesto dal premier. Se tale referendum vi fosse stato avremmo certamente assistito ad un'offensiva ad oltranza e, forse, definitiva contro le istituzioni di garanzia e al pericoloso consolidamento di un modello di governo del PDL e del Paese, autocratico e autoreferenziale.
Come ho in parte detto nella mia risposta al commento pubblicato, ho diverse riserve sul Di Pietro magistrato, in particolare per le "manette facili", sul suo passaggio in politica sfruttando la notorietà che gli derivava dall'operazione  "mani pulite", sulla sua capacità di scegliere i collaboratori e sul suo contributo alla radicalizzazione del conflitto. Ma non posso non riconoscere che è uno dei pochi leader politici che parlano chiaro e in modo diretto, facendosi capire da tutti, in un contesto ancora permeato da un astruso politichese, e che è stato un oppositore efficace: in particolare la sua iniziativa referendaria, inizialmente sottovalutata e osteggiata anche dal PD, ha dato un colpo definitivo all'attuale sclerotico assetto politico, mostrando con tutta evidenza che gli italiani, al di là dei diversi orientamenti ideologici e dei blocchi sociali di appartenenza, valutano spesso in modo omogeneo le questioni di merito, vogliono trovarsi uniti sui fatti che contano e non accettano più gli steccati tradizionali in cui sono stati confinati per molto tempo.
Commettono un grave errore coloro che pensano al voto amministrativo e referendario come a un momento di "ricreazione" finito il quale, in occasione delle prossime elezioni politiche, le pecorelle torneranno all'ovile dei partiti di riferimento. Non credo che ciò avverrà perchè non ci sono più gli ovili, nè le pecorelle; ci sono semmai dei cavalli liberi, pronti a seguire qualcuno di cui si fidano, ma anche a disarcionarlo se si prende troppe libertà a loro spese.
Ho trovato conferma ad alcune mie valutazioni e interessanti spunti di riflessione nell'acuto editoriale di Marcello Sorgi (La Stampa, 25 giugno) che fin dal titolo  " Di Pietro il sensitivo della politica " lascia intendere un apprezzamento per il suo fiuto politico. Circa i possibili motivi che lo hanno indotto all'improvvisa svolta moderata, Sorgi scrive "....si può intuire che  Di Pietro sia rimasto colpito, di recente, da due fatti che lo hanno toccato da vicino: il successo, superiore a qualsiasi previsione, di De Magistris a Napoli. E la vittoria dei referendum, ottenuto anche grazie a dieci milioni di elettori del centrodestra disobbedienti alla direttiva berlusconiana di disertare i seggi, che sono andati a votare umiliando il partito astensionista e costruendo il quorum inattaccabile di ben ventisette milioni di voti".
Circa i possibili sviluppi, aggiunge " Di Pietro sta rimuginando su un'alternativa che non sia di destra, nè di sinistra, nè di centro, ma cerchi piuttosto di pescare in più campi, partendo naturalmente da quello martoriato del Cavaliere,
A suo modo ha metabolizzato, nel bene e nel male, la lezione di Segni e dei referendum del 1991 e 1993. Dopo quella grande prova di democrazia, infatti, nel '94, l'idea che dalla crisi della Prima Repubblica e dei partiti che l'avevano governata per quarant'anni si sarebbe usciti a sinistra si rivelò una fatale illusione, che aprì la strada a Berlusconi e alla destra. Vent'anni dopo ripetere quello stesso errore, nutrirsi dello stesso miraggio, scambiando il declino del belusconismo per la crisi dell'opinione pubblica moderata e di centrodestra, è qualcosa che, prima anora che accada, al sensitivo Di Pietro fa ribollire il sangue e drizzare i peli sulla pelle. Verrebbe da aggiungere: non a torto" (grassetto mio).
E' per questi motivi che, da moderato, intendo seguire con attenzione la costruzione dell'IDV 2, per verificare se e come Di Pietro riuscirà a coniugare istanze di parti politiche diverse, compito certo molto difficile ma, a mo avviso, non impossibile. E' ormai chiaro, almeno per me, che una politica seria non può che essere la sintesi delle diverse istanze del lavoro e dell'impresa, della tenuta sociale e dello sviluppo, in una dialettica che abbia come obiettivo la crescita complessiva del sistema Paese. In questo senso stanno andando i recentissimi accordi sui contratti finalmente raggiunti fra tutte le sigle sindacali e Confindustria. In questo stesso senso vanno le dichiarazioni di Di Pietro che, nel suo blog (http://www.antoniodipietro.it/) scrive, a proposito dell'IDV 2: "...noi dobbiamo costruire la nostra storia politica, quella di un partito popolare di massa che parla a tutti i cittadini ben sapendo che il lavoratore non c'è se non c'è l'imprenditore, e l'imprenditore non è tale ma è semplicemente un faccendiere se non mette al primo posto i diritti dei lavoratori" e, a proposito dell'alternativa da costruire: " ...non vogliamo rappresentare solo una nicchietta, nè di destra  nè di sinistra, ma vogliamo rappresentare il popolo che indipendentemente dalle ideologie mette al primo posto valori e concretezza".

Dopo le dichiarazioni aspettiamo i fatti.

2 commenti:

sabino ha detto...

condivido molto tono e sostanza delle riflessioni. La situazione del Paese è molto grave e chi vuole partecipare alla costruzione del nostro futuro deve mettere da parte vecchi schemi e atteggiamenti e aprire o quantomeno rendersi disponibile ad un dialogo sui contenuti. Altrimenti si faccia da parte perchè rappresenterebbe l'ennesimo esempio di quel pezzo della vecchia classe dirigente del Paese che vive della rendita delle contrapposizioni ideologihe e che blocca lo sviluppo del Paese.
Sabino

roberto ha detto...

Siamo in perfetta sintonia. grazie.

Roberto